Lunedì 27 luglio a Padova si terrà l’evento TEDxPadova Salon – Come l’Acqua. Una edizione straordinaria del TEDxPadova dedicata al mondo del volontariato.

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Sono due le donne del volontariato padovano che dalle 21 del 23 luglio saliranno sul palco del TEDxPadova presso il Castello Carrarese per una edizione straordinaria svolta in collaborazione con il CSV Provinciale di Padova in occasione di Padova Capitale europea del volontariato 2020.

Una delle ospiti sul palco è la Presidente Centro Veneto Progetti Donna:

“dobbiamo dire a tutte le donne vittime di violenza che abbiano il coraggio di chiedere aiuto. Perché la vita può cambiare e una situazione che sembra tragica può risolversi e diventare una vita bella; le donne possono ricostruirsi una vita che vale”.

Sono le parole che Patrizia Zantedeschi, in qualità di presidente, ha pronunciato meno di un anno fa in occasione dei 30 anni del Centro Antiviolenza di Padova, in risposta a chi le chiedeva cosa dire alle donne che non abbiano ancora fatto il passo decisivo per chiedere aiuto.

Psicologa e psicoterapeuta, da oltre 25 anni è impegnata attivamente a sostegno delle donne italiane e straniere coinvolte in situazioni di violenza e maltrattamento familiare e non. Da tre anni è Presidente del Centro Donna Padova Auser associazione di volontariato che raggruppa psicologhe, avvocate, educatrici e volontarie che ogni giorno accolgono le donne in difficoltà, ascoltano le loro storie, offrono supporto psicologico e, se necessario, anche legale. In un anno sono oltre 900 le donne si rivolgono al centro di Padova.

“Le donne qui trovano un sostegno legale e psicologico, ma soprattutto trovano un percorso di accompagnamento, perché chi decide di uscire dalla violenza, una donna che dopo tanti anni decide di chiedere aiuto, ha bisogno di essere accolta e supportata perché il percorso è lungo e difficile, e quasi sempre si trova sola, magari con figli, anche piccoli, a loro volta vittime di violenze molto grandi. La donna che arriva al Centro deve trovare l’attivazione di una rete, e ci vogliono operatrici capaci, formate e che abbiano la garanzia di poter tenere aperte le strutture con continuità e fare programmazione per gli anni prossimi”.

Il Centro di Padova, come quelli analoghi in altri territori, assicura due dei quattro assi di cui si compone la strategia del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017- 2020, cioè prevenzione, protezione e sostegno alle donne. A completare le azioni del Piano la necessità di perseguire e punire gli uomini autori di violenza. A questi se ne aggiunge un quinto di natura trasversale, che riguarda le politiche integrate per la realizzazione di un sistema di raccolta dati idoneo a misurare il fenomeno in tutte le sue variabili e caratteristiche.

Documentazione che si rileva fondamentale per analizzare il fenomeno della violenza domestica sulle donne durante il recente periodo dell’isolamento forzato. Un campanello d’allarme è partito perché i centri antiviolenza, nelle prime settimana di lockdown non ricevevano chiamate. Questo ha preoccupato immediatamente, perché significava che, con la chiusura delle case, le donne non avevano più la libertà di chiamare i numeri verdi né di rivolgersi a qualcuno per chiedere aiuto. Dopo il 5 aprile, almeno fino a metà maggio, i Centri Antiviolenza veneti hanno registrato un’impennata significativa, specialmente delle richieste di accoglienza in emergenza da parte di donne che non riescono più a sopportare la situazione in cui stanno vivendo.

La Zantedeschi, oltre a descrivere i contorni del fenomeno e la rete dei servizi di cui da anni è Presidente, è impegnata anche a riflettere sulle cause e le ragioni profonde della violenza maschile nei confronti delle donne.

Nel 2018, sul Bo Live Magazine dell’Università di Padova scriveva che:

“la violenza degli uomini contro le donne, così come attualmente viene definita nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, costituisce una grave violazione dei diritti umani che affonda le sue radici nel patriarcato quale asse storico dell’oppressione femminile. La disparità di potere tra uomini e donne, dato strutturale nella nostra società, da un lato genera la violenza e dall’altro la riproduce. La disuguaglianza ha una matrice socio-culturale radicata nel tempo la cui riproposizione è possibile grazie a rappresentazioni collettive costruite attorno a stereotipi sessisti e a pregiudizi nonché al persistere di condizioni discriminatorie diffuse al cui interno si annida la maggior esposizione delle donne a situazioni di vulnerabilità“.

L’altra ospite del TEDx sarà Patrizia Tolot, presidente della Cooperativa Vite Vere Down Dadi, ruolo che svolge come volontaria. Insieme ad un gruppo di genitori ha dato vita a tutta una serie di attività per le persone con sindrome di down e disabilità Intellettiva con l’obiettivo di dare loro il massimo dell’autonomia possibile. Una vita sganciata dalla famiglia, un’occupazione inclusiva, una vita relazionale ed affettiva sono tutti gli ingredienti necessari per un vero progetto di vita attiva.