Il Mattino di Padova in data 30 maggio pubblica la risposta di Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova all’appello del presidente del CSV Emanuele Alecci. L’articolo è di Claudio Malfitano.
Lo pubblichiamo come contributo utile al percorso “Ripensiamo insieme l’Italia”.
La Camera di commercio c’è. Abbiamo un ruolo di indirizzo, non un ruolo politico. Ma siamo pronti a farci carico della ripresa e del rilancio del nostro territorio. Anche a partire da un dialogo necessario con il terzo settore per immaginare nuovi modelli di sviluppo. La nostra responsabilità sociale non verrà certo meno con questa crisi». Non ha timori a rispondere “presente” all appello del mondo del volontariato, il presidente dell ente di piazza Insurrezione, Antonio Santocono. Da Padova capitale europea del volontariato, iniziativa martoriata dal Coronavirus, può nascere «una grande alleanza economica e sociale per superare l’emergenza», ha auspicato il presidente del Csv Emanuele Alecci, chiamando proprio la Camera di commercio «a farsi promotrice di un ragionamento più alto in cui tutte le amministrazioni possano trovare un luogo per discutere e fare scelte strategiche».
Presidente Santocono, lei che rappresenta il mondo economico si sente tirato per la giacchetta da chi invece è rigorosamente non profit?
«È una chiamata in campo che mi ha fatto piacere, al contrario. Perché riconosce quello che è il nostro ruolo di “casa delle imprese” nel territorio padovano. E noi la nostra parte nell’affrontare questa crisi abbiamo iniziato a farla da subito: stiamo finanziando il credito con un investimento di 5 milioni di euro, abbiamo già stanziato altri 5 milioni per il turismo, e poi proposto norme per sburocratizzare il sistema economico-finanziario anche a livello nazionale». Adesso però serve un ruolo di regia nell’accompagnare la comunità ad uscire dal tunnel della crisi senza strappi alla coesione sociale.
«La Camera non ha un ruolo politico, ma può avere un ruolo di sviluppo e supporto. E soprattutto di pensiero. Possiamo farlo anche attraverso attori importanti come il mondo del volontariato e il nostro sistema associativo. Certo, serve un azione coordinata con tutte le istituzioni». Ma si dovrà partire da zero? «No, perché periodicamente organizzavamo già nell’epoca pre-Covid tavoli quindicinali per ragionare sui temi del momento. Abbiamo sempre lavorato con l’obiettivo di far crescere Padova come città metropolitana e come capitale industriale e tecnologica di questa regione». Il Coronavirus rischia di cambiare tutto.
«Non i nostri obiettivi. Si tratta di rivedere in un ottica diversa la ripartenza del territorio. Certo non si potranno avere gli stessi paradigmi di prima. Ma, pur nel dolore di questo periodo terribile, proviamo a cogliere le opportunità di modelli innovativi e di coinvolgimento delle giovani generazioni. Ma serviranno piani con uno sviluppo pluridecennale». Cosa c’entra il volontariato in tutto questo?
«In queste settimane ci ha insegnato a gestire la condivisione. E poi abbiamo acquisito i valori di solidarietà, di vicinanza e dello stesso patriottismo. Da qui possono nascere idee, prospettive e linee guida». In un momento come questo un impresa può ancora permettersi di pensare alla propria responsabilità sociale? «Sono due direttrici che convergono. Non si può pensare a una ripartenza del sistema delle imprese che non tenga conto della sua relazione con il sociale e il territorio. Tornare indietro è impossibile: non c’è più la pura e semplice marginalità tra i valori fondanti di un impresa». Dal punto di vista delle risorse concrete, cosa potrà fare la Camera di commercio? «Oggi nel consiglio della Camera approveremo il bilancio consuntivo del 2019, un conto chiuso molto bene con degli accantonamenti attivi. Dall’altro lato però l’emergenza Coronavirus ci impone di modificare il bilancio di previsione per il 2020, approvato a inizio anno e che va rivisto completamente». In quale direzione? «Vogliamo raddoppiare gli investimenti nel mondo del credito, serve una iniezione di liquidità sul territorio». Da dove si prenderanno i soldi?
«Ci sono cose che in questo momento diventano meno importanti. Come la costituzione degli organismi sulla crisi d’impresa che la nuova legge fallimentare affida alle Camere di commercio. Avevamo stanziato delle risorse su questo ma i decreti del governo hanno posposto al 2021 l’entrata in vigore di questa riforma. E ora noi ci concentreremo sulle azioni per le imprese, a partire da credito, patrimonalizzazioni e aggregazioni, oltre che nuovi modelli di innovazione».