Il 26 e 27 giugno si è svolto a Padova il Festival “Right2City” promosso da Avvocato di Strada Padova, Granello di Senape e La strada giusta, nell’ambito di Padova capitale europea del volontariato e con la collaborazione di numerose realtà del territorio padovano.
Olivia Bruni dell’Associazione “Avvocato di strada” ci racconta come è nato il festival, i contenuti e gli stimoli emersi.
Il festival #right2cityfestival è nato dall’esigenza sempre più evidente di ri-appropriarsi di tutti gli spazi quotidianamente attraversati e vissuti dai cittadini e che troppo spesso risultano essere mere zone di transito piuttosto che luoghi di aggregazione.
Il tema del “diritto alla città” è stato il filo rosso che ha legato le iniziative, in un’ottica alternativa alle modalità di approccio tradizionali alle questioni, che tendono ad utilizzare le tematiche del decoro come giustificazioni per politiche securitarie per e sulle città.
Partendo dal presupposto che la realtà viene creata dal Linguaggio, abbiamo voluto interrogarci ed interrogare i cittadini sulle questioni di decoro e sicurezza, oltre che approfondire le tematiche con linguaggi molteplici, quali fumetti, musica, poesia e teatro.
L’invito del festival era interrogarci su cosa significa “vivere” una città, focalizzandoci su quali potessero essere gli aspetti che la rendevano impraticabile ed invivibile per le diverse persone che vi risiedevano.
Oltre ad arrivare ai singoli cittadini inoltre, abbiamo voluto mettere in connessione una serie di eventi artistici e culturali con l’Amministrazione comunale, che ha quindi potuto vedere e toccare con mano le principali problematiche sollevate da esperti e da chi vive la quotidianità cittadina.
La narrazione della Città è quindi stata data in mano ad eventi sparsi raccontati da chi quella città la vive e la osserva da prospettive diverse.
Attraverso l’incontro, si è cercato di arginare lo scontro tra persone, che hanno quindi potuto beneficiare della condivisione di buone prassi. In particolar modo vi sono delle realtà dislocate in tutto il territorio italiano che condividono modalità di approccio e di intervento simili in città diverse per bisogni e richieste. In questo senso si è cercato di rendere pubblico (e quindi relativo ai diritti o gli interessi della collettività) e di condividere una serie di prassi che si sono rivelate efficaci per questioni particolari che potrebbero essere riprodotte in altri territori, quali la sperimentazione del progetto Housing First nelle città di Bologna e Padova e le modalità di approccio alle questioni dei profili di illegittimità nell’esclusione della residenza anagrafica a persone richiedenti asilo in seguito al D.L. 113/2018.
Ulteriore spunto di riflessione è stato il dare voce ad un paradigma alternativo di Giustizia e di rapporto vittima-reo attraverso un ribaltamento semantico che prevedeva il passaggio dalla mera punizione afflittiva del colpevole alla ricostruzione del legame sociale danneggiato. Nocciolo della questione è stata la presentazione del paradigma della giustizia riparativa, che prevede la possibilità di creare un incontro mediato tra vittima di un reato e colpevole del delitto, in un approccio alternativo al conflitto che prevede la conciliazione e il coinvolgimento delle parti e della comunità cittadina.
Le questioni più importanti affrontate sono state incardinate in quello che è il tema del decoro urbano, che ha fatto da filo conduttore per poter parlare di prostituzione e di sicurezza, oltre che dell’origine dell’approccio securitario che tanto è fuso e diffuso tra le persone che abitano le città.
I temi ed i termini che hanno incorniciato tutti gli eventi sono legati al mondo cittadino ma soprattutto quotidiano, nonché ad una narrativa mediatica. L’idea è stata però utilizzare questi termini in un’accezione altra, che andasse a rintracciare il significato intrinseco e storico-culturale dei singoli vocaboli al fine di comprendere al meglio quali siano le radici del nostro linguaggio e del nostro vivere comune ed in comune.
Tutto ciò è stato reso possibile grazie al coinvolgimento di numerose forme d’arte che spesso raccontano la realtà ma che non vengono canalizzate nella narrazione principale. I fumetti, la poesia e la musica sono linguaggi forse più universali della Parola stessa, in quanto riescono a coinvolgere più persone e ottenere un focus del messaggio e delle intenzioni più chiaro e diretto anche per coloro che non sono avvezzi alla fruizione di determinate tematiche. Spesso queste arti sono relegate a bacini di pubblico ristretto, o comunque specifico e specializzato, e abbiamo voluto portarle laddove sono meno conosciute, in spazi aperti e di passaggio, in modo da aumentare la possibilità di un “incontro” che, nella sua casualità, può portare ad un’occasione di conoscenza e ad un’opportunità di cambiamento.
Incontrare casualmente un racconto, un evento, una persona può alimentare uno scambio di conoscenza, ed un ampliamento della capacità relazionale tra persone e con il territorio. In questo senso, il riscontro mediatico oltre che quello istituzionale e cittadino si è rivelato essere in linea con le aspettative. I singoli eventi hanno visto la partecipazione di più figure, che non si limitavano ad un insieme di persone legate da stesse caratteristiche ma piuttosto trascinate da interessi comuni. Il clima sereno e culturale si è protratto anche durante le serate, che hanno convogliato l’attenzione in un ambiente arredato ad hoc e meno convenzionale per la vita notturna cittadina.
La poesia e i poeti coinvolti inoltre, hanno contribuito a dimostrare come la parola e il linguaggio possano essere veicolo preferenziale anche se non esclusivo di temi profondi e gravi. La risposta avuta ha evidenziato la necessità di utilizzare la nostra lingua come significatrice di messaggi e l’interesse per tale tipo di evento.
Sicuramente il nostro #right2cityfestival è stata la dimostrazione che la città vuole ed ha bisogno di modalità di discussione alternative da quelle univoche e rigide a cui è abituata, privilegiando una dialettica co-costruttiva che possa permettere un cambio di visione delle dinamiche interne, di cui i cittadini non sono semplici spettatori, ma piuttosto persone attive che anche con la sola osservazione creano cambiamenti nella modalità di percezione e di vivibilità della propria città.
Per quanto riguarda le attività future, possiamo sicuramente dire di poter auspicare ad un bacino di persone più ampio rispetto a quello a cui l’associazione “Avvocato di Strada” si era finora legato, complice anche la visibilità data dall’installazione artistica posta davanti alla stazione di Padova dal titolo “the weight of words”. Le attività in programma saranno sicuramente molteplici, e spazieranno da cene a tema a convegni, a conversazioni con avvocati, oltre che progetti in cantiere che possano dare ancora maggiore spazio alle arti toccate ed accennate durante lo svolgimento del festival.
Olivia Bruni