Ci dicevano: «prendeteli a casa vostra!» Insieme a mia moglie Nicoletta l’ho fatto: accogliamo dal 2015 a casa nostra sei ragazzi richiedenti asilo: Ibrahim, Tidjane, Sahiou, Mohamed, Saeed e Siaka.
Questo fino al 5 gennaio quando Antonio Calò ha scritto in fb: «Oggi è un giorno speciale per la nostra famiglia perché i nostri figli neri escono da casa Caló. Ciascuno di loro ha trovato una propria casa ed un lavoro. Nel 2015 abbiamo aperto le nostre porte: sono stati quattro anni difficili e intensi ma la nostra storia dimostra che l’accoglienza e l’integrazione si possono fare davvero».
Il professor Calò è un modello al quale il Centro servizi volontariato di Padova nel 2018 ha assegnato il Premio Gattamelata spiegando: Antonio Calò, professore di storia e filosofia al liceo classico Antonio Canova di Treviso è stato nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito dal Presidente Mattarella e insignito dalla Ue del premio “Cittadino europeo” 2018 per il suo modello di buona accoglienza. Dal giugno 2015 con la moglie Nicoletta Ferrara e i loro quattro figli, ha deciso di aprire la casa di Camalò di Povegliano, a sei richiedenti asilo africani naufragati al largo di Lampedusa: Sahiou, Mohammed, Braima, Siaka, Tidja, Saeed. Una scelta importante ed efficace per cui si parla di “modello Calò”. La famiglia Calò ha dato ai ragazzi ospiti non soltanto un alloggio, ma anche le abilità ed una formazione necessaria, attraverso percorsi individuali, per integrarsi all’interno della società. Un modello possibile e riproducibile diventato una formula: 6 + 6 x 6, ovvero 6 migranti per 5.000 abitanti, 2 per 10.000 e così via.
Insomma, una strada per l’integrazione che si è dimostrata efficace tant’è che il Comune di Padova ha deciso di farlo proprio ed ha partecipato, come capofila, a un bando europeo per l’integrazione, vincendolo. L’assessora al sociale, Marta Nalin, ha spiegato: «Il progetto si ispira all’esperienza della famiglia Calò e pensiamo che inserendo un piccolo numero di persone in una comunità, non in una famiglia com’era stato per i Calò, si possa creare una rete di servizi di qualità grazie anche alla solidarietà e ottenendo risultati. Ne abbiamo bisogno perché abbiamo pochi strumenti per l’integrazione dopo lo smantellamento del sistema sprar realizzato dallo scorso governo».
Soddisfazione da parte di Calò: «Il nostro è un modello di inserimento graduale che può essere esportato in tutta Europa. La nostra storia dimostra che un’altra Europa si può fare, che l’accoglienza è possibile e tutti insieme possiamo lavorare perché arrivino presto tempi belli e migliori».
Donatella Gasperi