Nei mesi di dicembre e gennaio si è svolto il ciclo di incontri promossi da Padova capitale con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” dell’Università di Padova, grazie al contributo di Unicredit nell’ambito del percorso ImpresaèComunità.
‘Il volontariato vale’ e nelle comunità in cui è attivo i livelli di coesione sociale sono più elevati. Ma qual è il valore generato dal volontariato e dalle organizzazioni del Terzo Settore?
Ci sono strumenti e approcci sia per misurare il valore delle iniziative di volontariato sia per comunicarlo. Promuovere questa conoscenza e rendere fruibili nuovi strumenti è stato l’obiettivo dei cinque webinar coordinati da Paolo Gubitta, professore ordinario di Organizzazione Aziendale e componente del Comitato Etico di Padova Capitale e dal direttore del CSV Padova Rovigo Niccolò Gennaro, con l’aiuto di esperti.
Ripercorriamo i contenuti attraverso le 5 domande chiave che hanno accompagnato gli incontri.
Le imprese costituiscono un valore solo per gli azionisti o possono avere un impatto positivo anche sulla comunità?
Questa è stata la domanda di fondo del primo webinar Partnership-pubblico-privato: nuovi modelli orientati all’impatto con Nicola Cabria, Chief Operating Officer di Human Foundation
Il ruolo attivo dell’impresa nel finanziare progetti con impatto socio-culturale sul territorio è sempre più evidente. Nicola Cabria ha introdotto il modello del Payment by Result applicato al Terzo Settore. Il modello prevede che il pagamento del servizio avvenga a fronte del successo dell’iniziativa e, per questo, entra in causa un investitore/finanziatore disposto a “rischiare”.
Solitamente il successo di un progetto si misura con un dato numerico, il cosiddetto output. Il cambio paradigmatico del modello è la comparsa dell’outcome, ovvero degli effetti generati e dell’impatto del progetto. Il modello si struttura sull’efficacia del servizio stesso e sulla capacità di rispondere ai bisogni delle persone per cui è stato creato. Questa partnership non serve a sostituire il welfare, ma per innescare innovazione e contaminazione nel rispondere ai bisogni.
Il volontariato è buono in sé o vale la pena di misurare il suo valore?
Raffaele Miniaci, professore di Economia Politica dell’Università di Brescia e direttore dell’Osservatorio dell’Economia Sociale Bresciana ci ha aiutato a dare un senso a questa domanda nel corso del secondo webinar Il volontariato vale: quanto?
Secondo il professor Miniaci fare valutazione significa prima di tutto autovalutarsi, esplicitando i propri obiettivi, stakeholder e azioni coerenti. Valutare il valore del volontariato rappresenta una misurazione che permette l’attivazione di processi interni ed esterni. La valutazione di impatto di un’associazione si focalizza sulla valorizzazione dell’output – quello che facciamo – e delle risorse che utilizziamo nel fare quello che facciamo, quindi l’outcome.
Per questo secondo aspetto gli ambiti presi in considerazione sono molti, sui quali attribuire un valore monetario: ad es. la disponibilità individuale a pagare per quel servizio oppure la spesa pubblica compensativa. Ma il volontariato ha un valore che è calcolabile attraverso il concetto di capitale umano: guadagna non solo chi gode del servizio, ma anche i volontari che accumulano esperienze, allargano la propria rete di contatti, acquisiscono competenze e in generale risultano più soddisfatti della propria vita.
Dalla misurazione alla comunicazione, la domanda guida è stata Come comunicare il valore del volontariato all’interno dell’organizzazione ma anche all’esterno, agli stakeholder e agli stessi volontari?
Nella risposta ci ha guidato Giacomo Boesso, professore ordinario di Economia Aziendale, Università di Padova, nel corso del terzo webinair Come si comunica il valore del volontariato.
La Riforma del Terzo Settore prevede che ci sia una comunicazione integrata: messaggi istituzionali, bilancio sociale e valutazione di impatto. Poi è prevista la comunicazione gestionale (dedicata ai volontari), quella commerciale (bilancio economico, rendiconto di cassa) e quella economico-finanziaria (marketing, promozione, fundraising).
Saper comunicare è fondamentale per la crescita ed è un investimento. Non bisogna stravolgere l’operato della propria associazione, bensì strutturarlo e i costi per la comunicazione vengono ripagati. E’ un approccio che diventa anche strumento di gestione interno, perché permette di allineare i comportamenti e di definire i valori di cui l’ente si fa portatore e favorisce il senso identitario dell’organizzazione. Facilita anche il fenomeno del volontariato fluido e permette di ingaggiare persone anche per breve tempo.
Che cosa distingue il volontariato dal lavoro gratuito e dal lavoro in generale?
Adriana Topo, professoressa di Diritto del Lavoro dell’Università di Padova ha dato risposta a questa domanda complessa in occasione del quarto webinar Le regole al servizio del volontariato.
La professoressa Adriana Topo fa notare ad inizio incontro che il volontariato, a livello giuridico, è ricondotto al Ministero del Lavoro, quale può essere la causa di questa scelta? Da qui è iniziato un ragionamento sull’identità dei volontari. Volontaria/o è una persona che per sua libera scelta svolge attività per il bene comune, in modo personale spontaneo e gratuito, senza fine di lucro neanche indiretto. Tuttavia, c’è un aspetto gestionale anche nel volontariato, che però non presuppone ordini di servizio. Inoltre occorre che siano rispettate norme di convivenza e trasparenza.
Le nuove norme della riforma del Terzo settore conferiscono al volontariato gli strumenti giuridici per diventare sempre più funzionale al raggiungimento del buon risultato nell’ottica dell’interesse generale e del bene comune. Senza dimenticare che il volontariato non deve sostituirsi ai servizi, ma portare a galla le necessità della comunità.
Che differenze ci sono nella gestione del capitale umano – le persone – nel profit e nel non profit?
Ne hanno discusso Paolo Gubitta, professore di Organizzazione Aziendale dell’Università di Padova e componente Comitato Etico Padova Capitale e Bettina Simoncini, responsabile Risorse Umane del CUAMM Padova nel corso del webinair Organizzare il volontariato e gestire le persone promosso per concludere il ricco percorso di riflessioni offerte dal ciclo di incontri.
Paolo Gubitta afferma che secondo le evidenze raccolte dalla comunità scientifica le organizzazioni e le imprese si stanno ibridando in alcune modalità di gestione. Per il mondo dell’impresa dal punto di vista organizzativo sta diventando fondamentale alimentare la cooperazione, la lealtà, la solidarietà con logiche e finalità che non sono economiche. Come in un’azienda anche nel volontariato le ricompense intrinseche devono essere percepite come eque.
Bettina Simonicini afferma che un’organizzazione non profit necessita di forti competenze per la propria missione e che anche i volontari vanno selezionati, soprattutto quando vanno combinate solidarietà e alta professionalità. Fondamentale è essere consapevoli della persona che si sta cercando. La motivazione, inoltre è un elemento costitutivo del lavoro in ambito umanitario.
Le persone però non vanno solo selezionate, ma anche gestite definendo i ruoli e le responsabilità. L’errore più grosso è far sentire la persona abbandonata. Lo slancio motivazionale iniziale va nutrito nel tempo: ci si deve sentire rispettati e valorizzati. I ruoli non devono essere cristallizzati; è importante offrire diverse possibilità di impegno, mantenendo sempre saldi i valori di fondo su cui l’azione si basa.
Grazie a questi incontri è stato pertanto possibile iniziare a capire come il valore del volontariato sia fatto da misurazioni – dell’impatto delle azioni, ma anche di altri elementi di natura economica e non – ma è composto anche dalla capacità di comunicarli, di organizzare i processi e di valorizzare il capitale umano. Tutti elementi validi anche nel mondo profit.
Sicuramente temi che potranno trovare altre occasioni di approfondimento per continuare il percorso di affiancamento e ibridazione tra profit e non profit.