La situazione di questi ultimi giorni e la nuova ondata di diffusione del Covid-19 ci preoccupa; stanno aumentando le richieste di aiuto, soprattutto legate alla possibilità di consegna delle spese per chi è in isolamento fiduciario oltre al sostegno tramite le spese solidali per le famiglie che non si sono risollevate dalla difficile situazione economica.
Per fortuna in questi mesi, oltre a dare le risposte concrete alle persone in difficoltà, abbiamo lavorato per consolidare la rete di soggetti impegnati in città per le fasce più fragili. Ora abbiamo un quadro preciso sulla capacità di risposta di oltre 50 organizzazioni no profit in dialogo con CSV Padova, Comune e Diocesi.
L’obiettivo, d’ora in poi, è garantire una risposta puntuale ma di sistema per ottimizzare le risorse e poter accompagnare le persone, oltre la fase emergenziale di aiuto.
Ci sarà ancora bisogno del supporto di tutti noi. Per questo motivo vi proponiamo ampi stralci di tre testimonianze di cosa ha significato essere volontari di Padova noi ci siamo nei mesi scorsi. Tre riflessioni ascoltate durante l’incontro del 12 ottobre scorso con la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che toccano sia la dimensione personale che quella culturale, valoriale e politica.
Sara Pedron – Responsabile nord-est di Amesci e Portavoce del Coordinamento Spontaneo Enti e Volontari del SC Veneto
Buongiorno e grazie dal mondo del Servizio civile e da Amesci per questo invito a parlare durante un’occasione così significativa per la nostra città (…).
È stato questo un Tempo arduo, che ha fatto emergere inevitabili disparità, difficoltà e divari, ma che ha permesso di testarci come comunità, rafforzando prima nell’individuo e a cascata nella collettività, quel senso di Giustizia rispondente all’onestà e al rispetto del prossimo, quel senso di Giustizia che è dovuta al singolo e si traduce in aiuto e solidarietà.
Porto oggi la testimonianza del Servizio civile (…) mondo che è stato travolto da questo senso di Giustizia, mobilitando tutti i protagonisti del sistema: Stato, Regioni, enti riuniti nel Coordinamento Spontaneo degli Enti e dei Volontari di Servizio civile in Veneto: Fondazioni, Associazioni, Cooperative, Enti locali che accolgono ogni anno giovani per impegnarsi e mettersi a servizio della collettività territoriale. Sono loro, gli operatori e le operatrici volontarie, che in questo tempo arduo stanno rispondendo alla richiesta di aiuto e di solidarietà, alla richiesta di Giustizia.
Il Servizio civile universale non si è mai fermato. Anche dopo il 9 marzo, riprendendo le parole che il Presidente della Repubblica ha speso qui a Padova lo scorso febbraio, il SC sta contribuendo a “ricucire” territori e persone. (…)
Non è venuto meno l’impegno di Michele, classe 2000, operatore volontario in servizio presso il Comune di Tombolo, che ha continuato ad assicurare sostegno scolastico da remoto e sul campo agli studenti in condizioni di difficoltà, per assicurare loro accessibilità continua all’istruzione.
(…) Non è venuto meno l’impegno di Ali, vent’enne anche lui, attivo nel Comune di Casale di Scodosia, che ha assicurato la consegna di viveri e farmaci agli anziani e ai soggetti deboli del territorio che abita. E questa testimonianza conferma l’efficacia del Servizio civile in quei territori più periferici e diluiti del Veneto..
Ad oggi sono più di 32mila gli operatori volontari di SC attivi in Italia, di cui un 25% sta continuando a supportare il nostro Paese nella gestione dell’emergenza, sostenendo le attività della Protezione Civile e del welfare leggero.
Dall’ultima ricerca promossa da Amesci e svolta dal Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Unipd, evinciamo come il SC è un contenitore di generatività sociale e come riesca a sviluppare un particolare talento trasversale nei giovani, ossia l’impegno sociale a favore della collettività. Il SC ha un impatto visibile nel breve periodo, e ce lo stanno dimostrando i tanti Michele e i tanti Ali, ma pensate al valore che porta nel lungo periodo, quindi in quel Tempo futuro che le giovani generazioni si troveranno a vivere.
Anche per questo motivo ci auguriamo venga accolta positivamente dal Governo e dal Parlamento la richiesta di destinare fondi stabili e assicurare posti per i giovani che vogliono impegnarsi nel SC, questo prezioso strumento di promozione e di difesa non violenta dei valori fondativi della Repubblica italiana, per fornire ai giovani che stano contribuendo a migliorare questo arduo Tempo presente, gli strumenti necessari per ricucire insieme l’Italia del futuro.
Ettore Botter (il volontariato di prossimità durante il lock-down)
Mi chiamo Ettore e sono un volontario di Padova che, da diversi anni, collabora con l’Associazione un Mondo libero dalla droga.
Durante il periodo del lockdown mi sono reso disponibile per supportare il Centro Servizio Volontariato ed il Comune di Padova nella sua azione sul territorio a sostegno delle fasce più deboli della popolazione. La situazione era difficile ed anche solo chiamare con il telefono le persone sole ed anziane era per me molto gratificante e, per chi riceveva la telefonata, era di grande aiuto poter sentire una “voce amica”.
Il mio era un piccolo servizio, ma come una goccia serviva ad alimentare la grande solidarietà e generosità che animava tutti noi volontari.
Dal servizio telefonico mi sono poi impegnato nella consegna, porta a porta, di farmaci e generi alimentari. Era importante, oltre alla consegna, il contatto umano con persone che non potevano, per giorni, uscire di casa e che vivevano con grande preoccupazione e paura ciò che stava accadendo. Le strade vuote sembravano la scenografia di un film di fantascienza, con il mio scooter solcavo le strade deserte(…). Con il passare del tempo le richieste di aiuto aumentavano così come aumentava l’amicizia ed il sostegno con chi, come me, era impegnato nel volontariato ai tempi del lockdown.Il volontariato, assieme al ruolo di coordinamento del CSV e del Comune, è stato l’anima di quei giorni tristi e difficili; i volontari andavano oltre il loro compito di consegnare buoni spesa, a volte eravamo noi stessi a mettere qualche spicciolo per aggiungere ai pacchi spesa quel qualcosa che non c’era… Alla fine ho contato oltre 350 interventi fatti con il cuore prima ancora che con il fisico cercando di portare ovunque un sorriso ed un po’ di fiducia nel prossimo e nel futuro.
Marta Gamba (il volontariato per i senza dimora durante il lock-down)
Salve a tutti,
vi ringrazio per avermi dato la possibilità di lasciare la mia testimonianza durante questa giornata.
E’ da quando avevo undici anni che faccio volontariato: sono stata catapultata in questo mondo grazie allo scoutismo, dieci anni di servizio in cui ci veniva chiesto quotidianamente di svolgere una buona azione. Questa buona azione poteva essere fare del volontariato presso qualche associazione o semplicemente guardarsi attorno e accorgersi cosa si poteva fare per lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo si aveva trovato. Un esercizio apparentemente facile ma che porta a riflettere su se stessi, sui propri valori e impegni sociali.
Di conseguenza questo modo di essere e di fare è diventato parte di me e ogni volta che posso cerco di rendermi utile in qualche modo.
Quest’anno, durante la quarantena, il Csv e il Comune di Padova hanno chiesto ai cittadini di offrirsi come volontari (…). Io ero chiusa in casa da tre settimane e mi stavo abituando a questa, seppur momentanea, nuova vita.
Quando ho letto sui social questa richiesta ammetto che ci ho messo una settimana prima di decidere se offrirmi come volontaria, avevo molta paura, paura di ammalarmi e di trovare e sentire la sofferenza delle persone più bisognose che avrei incontrato durante il servizio. Era un periodo difficile per tutti e non ero sicura di voler uscire dalla mia confort zone che mi ero creata in casa. Poi ci ho riflettuto e mi sono detta che non era la prima volta che mi trovavo in questa situazione: quando c’è stato il terremoto in Abruzzo sono andata a fare la volontaria, quando Vicenza è stata sommersa dal fango lo stesso e quindi non dovevo avere paura. Avevo capito che la sofferenza del dover vivere una particolare situazione era sempre stata ripagata con l’amore che ricevevo dall’altro.
Ho svolto numerose attività: principalmente mi sono occupata della distribuzione dei buoni spesa (di cui io stessa sono stata una beneficiaria). Mi muovevo in motorino per questa città deserta a suonare i campanelli delle case dove spesso venivo accolta da delle persone timorose che, sbirciandomi dalla finestra, mi chiedevano chi fossi. Appena veniva superato l’imbarazzo dell’incontro e capivano che ero lì per loro, mi accoglievano con un grande sorriso che nemmeno la mascherina poteva celare, perché per un attimo non si sentivano più soli o abbandonati.
Molte altre cose sono state fatte dagli altri volontari e li ringrazio tutti per l’energia e il tempo che hanno investito in questo periodo e che sono sicura, continueranno a fare.
Infine, invito la me stessa del futuro a non avere più paura di uscire di casa quando sentirà la spinta di poter fare qualcosa per gli altri, perché il mondo del volontariato è una garanzia, non ci si può sentire soli se ne si fa parte. Grazie