Padova, 10 marzo 2020
Oggetto: Disposizioni DPCM per emergenza sanitaria e volontariato
Egregio Presidente con la presente il mondo del volontariato da Padova, nominata capitale europea del volontariato 2020, le chiede un approfondimento sull’interpretazione dei DPCM dell’8 e del 9 marzo da parte dei volontari italiani.
La difficile situazione che sta vivendo il Paese con questa emergenza sanitaria richiede le misure importanti che ha attivato e per le quali ringraziamo per la tempestività e la richiesta di responsabilità da parte di tutte le componenti sociali.
Tuttavia in nessuno dei Decreti emanati si fa riferimento diretto al mondo del volontariato che, a sua volta, sta riscontrando molti problemi nel capire quali decisioni prendere per ridurre al minimo l’impatto delle scelte nel sistema sociale e sanitario già messo alla prova.
Nella provincia di Padova sono attive 6.400 organizzazioni no profit e oltre 350.000 sono operative in tutta Italia. Il numero di volontari sfiora il 10% della popolazione, con 5.500.000 persone attive nel volontariato. Le attività in cui queste organizzazioni sono impegnate vanno dall’assistenza sociale agli anziani, alle attività di dopo-scuola, al sostegno delle persone a rischio di emarginazione sociale, all’animazione sociale, culturale e sportiva.
A seguito dei Decreti, già dal 24 febbraio, moltissime realtà hanno sospeso o fortemente limitato le attività. Tra queste le associazioni che operano in ambito ospedaliero, nelle case di cura, in attività di alfabetizzazione per persone straniere, nel sostegno compiti pomeridiano e in generale tutte le associazioni che operano in attività di gruppo o a stretto contatto con persone immunodepresse o a rischio.
Parliamo, solo per la nostra provincia, di centinaia di migliaia di volontari e altrettanti beneficiari che non possono usufruire della vicinanza e dell’ascolto e del sostegno concreto dei volontari. Il senso di responsabilità ha fatto sì che in alcuni casi i volontari stessi siano riusciti ad attivare in questi giorni modalità alternative di sostegno, ad esempio con telefonate “amiche” o aiuti a distanza.
Ci sono però attività di utilità sociale che difficilmente, proprio in questo periodo, possono essere sospese. Tra queste la consegna di generi alimentari o di prima necessità a famiglie in situazione di disagio, l’erogazione di pasti o di vestiario a persone senza dimora, il trasporto sociale per motivi di cura tramite mezzi messi a disposizione delle associazioni, i servizi di emergenza e protezione civile.
Per queste associazioni e per i loro volontari è fondamentale poter ricevere indicazioni precise, e non di buon senso, per capire se possono proseguire l’attività e, in caso positivo, come ri-organizzarla sulla base delle esigenze di tutela della salute di tutti. I volontari rientrano tra le persone che possono muoversi per “motivi di necessità”? E’ necessaria una dichiarazione del Presidente dell’associazione? Devono in qualche modo limitare il raggio d’azione, oltre a seguire le indicazioni previste dall’allegato 1 del DPCM?
Chiediamo pertanto di poter prevedere tempestivamente una integrazione agli ultimi DPCM o un Decreto dedicato a normare la preziosa opera delle persone impegnate a titolo gratuito e volontario attraverso le migliaia di associazioni e organizzazioni del Terzo Settore attive nel nostro Paese.
Il Comitato di Padova capitale europea del volontariato, che comprende Centro Servizio Volontariato, Comune di Padova, CSVnet, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Padova, Regione Veneto, Diocesi di Padova, Fondazione Zancan, Camera di Commercio di Padova, Forum Terzo Settore del Veneto, Alleanza Veneta per lo Sviluppo Sostenibile è a disposizione per approfondire la tematica, le problematiche connesse e le soluzioni che possono essere adottate.
Grazie per la disponibilità e la collaborazione
Emanuele Alecci Presidente Comitato Padova capitale europea del volontariato