Il paesaggio è il tema principale di Solidaria 2020, sottolineato dal titolo “apertamente”. Verrà approfondito secondo una concezione contemporanea per cui non è panorama ma frutto dell’interazione tra l’uomo e la natura e quindi del rapporto della società con l’ambiente.

Riflettere di passaggio nei molti appuntamenti di rilievo che si succederanno in città dal 21 al 27 settembre diventa quindi un’occasione rilevante per una società che si vuole solidale perchè ci disvela come pensiamo e costruiamo la comunità.

Nel 2020 ricorre il ventennale della Convenzione europea del paesaggio nella quale definizione di paesaggio è: “una porzione di territorio così come è percepita dalle popolazioni il cui carattere deriva dai fattori naturali e umani e dalle loro interrelazioni”.
Per ricordare l’anniversario e ragionare sulla portata della convenzione e degli effetti che ha avuto nella società in questi vent’anni, il 22 settembre si svolgerà il convegno Paesaggio dalla Costituzione alla Convenzione Europea.

Uno degli obiettivi della Convenzione europea del paesaggio è quello di sensibilizzare alla conservazione non solo dei monumenti, ma anche della parte non costruita del territorio, riconoscendo il paesaggio patrimonio culturale.
Dunque paesaggio non va inteso quale sinonimo di bellezza, perché ogni parte del paesaggio è portatrice di significati: certamente quelli di particolare bellezza, ma anche i paesaggi della vita quotidiana e quelli degradati. Per questo a ogni tipo di paesaggi corrisponde un tipo di intervento: salvaguardia, gestione, pianificazione. E’ un aspetto in divenire e sollecita la cittadinanza attiva a mobilitarsi per godere di un paesaggio di qualità, che è contestuale al dovere di prendersene cura.

Ce lo dice anche l’articolo 9 della Costituzione italiana: la Repubblica tutela il paesaggio, un ruolo che compete a tutti i cittadini, anche nel senso di cura di tutti i paesaggi. Dobbiamo occuparci del nostro paesaggio per viverlo bene e viverci bene insieme” ci ricorda Benedetta Castiglioni, docente del Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’Università di Padova e relatrice al convegno. In questo senso il paesaggio è memoria, identità, è una collettività che si riconosce, un valore affettivo del singolo.
La sera del 22, come ideale continuazione dei lavori del pomeriggio, si svolge l’incontro In quale Paesaggio urbano vivere con Alessandro Melis, curatore del Padiglione Italia alla 17° Biennale di Architettura di Venezia, architetto la cui idea di città si tiene saldamente ancorata alla biologia e quindi dentro le regole che ci determinano almeno dal punto di vista fisico.

Mi serve la biologia per costruire una prospettiva perché per progettare occorre la transdisciplinarietà che ci consente di costruire delle idee sul futuro della città che siano resilienti, cioè che ci consentano un adattamento dal punto di vista strategico” spiega il professor Melis.

Se calcoliamo le emissioni i CO2 dovute ai trasporti, Los Angeles è molto più impattante di Amsterdam che risulta più resiliente perché offre numerose opzioni di trasporto. “La domanda è: quanto possono migliorare le nostre città estendendo il concetto di variabilità, di ridondanza di relazioni, anche alle modalità di progettazione? Nasce da qui la necessità di progettare una nuova forma di alleanza fra umanità e natura in chiave ecologica, la necessità di reinterpretare sia la rigenerazione che la nuova costruzione in chiave ecologica”.

Un altro appuntamento da non mancare è il dialogo Pianeta natura: l’elogio della differenza del 24 settembre in piazza Eremitani tra lo scienziato Stefano Mancuso e Serena Dandini, sollecitati da Filippo Solibello, conduttore radiofonico.

Non possiamo nemmeno immaginare la Terra senza le piante, eppure “di questi esseri che rappresentano la quasi totalità di quello che è vivo, che hanno letteralmente formato il nostro pianeta, conosciamo pochissimo, quasi nulla” scrive Stefano Mancuso, scienziato, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze, in La nazione delle piante, il suo ultimo saggio.

Eppure la neurobiologia vegetale ci dice che loro hanno vissuto una lunghissima evoluzione – 500 milioni di anni: “Le piante hanno trovato il modo di colonizzare qualunque ambiente del pianeta e in alcuni casi hanno trovato soluzioni straordinarie che dovrebbero essere studiate e poi traslate in una maniera tecnologica per risolvere i nostri problemi. Hanno anche la capacità di fare rete, mantengono relazioni con le comunità dalle quali provengono e con quelle che formano”.

Il 25 settembre a Solidaria una tavola rotonda In cammino con la Lauato Sì ricorderà l’anniversario dei 5 anni dalla stesura dell’enciclica di Papa Francesco, scritta nel suo terzo anno di Pontificato. Vi parteciperà don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale pastorale sociale della CEI. “L’enciclica a 5 anni di istanza e dopo la pandemia risulta ancora più profetica perché ha messo al centro l’ecologia integrale e le interconnessioni a più livelli tra azioni umane e creato. Il documento continua a aprire prospettive di grande respiro: permette di ribadire come non sia possibile pensare al magistero sociale senza tener conto della questione ambientale, dei cambiamenti climatici e in generale dei cambiamenti che mutano la condizione dell’uomo sul nostro pianeta”.

Ecco che il paesaggio diventa un ‘Bene Comune’ di cui ci si può far carico come cittadinanza attiva. Per questo il 25 settembre ci sarà la presentazione di quattro buone prassi nel seminario Il paesaggio di cui mi prendo cura è… Sarà un richiamo per ciascuno a trovare e riappropriarsi di un suo paesaggio, a trovare un modo in cui prendersene cura, nel quotidiano, in un gruppo collettivo, in una associazione o Ente organizzato. Le modalità possono essere le più differenti.

(immagine in evidenza di Guido Scarabottolo)