Non ritornerà tutto come prima.
Abbiamo già preso atto che ciò che è accaduto in questi tre mesi ha inciso profondamente sulle vite e sul tessuto sociale delle nostre città e della nostra regione. A pagare il prezzo più alto sono stati i poveri: i primi dati già mostrano un raddoppio delle domande di aiuto alimentare. Ma sono in crescita anche altre richieste di sostegno, legate alla perdita di lavori precari, alle difficoltà di accudimento dei figli, al disagio psichico, alla paura del futuro. La sensazione è che, con l’avvio della fase 2, i bisogni continueranno a crescere: come se, passata l’ondata del contagio, come tutti auspichiamo, giunga l’onda lunga della povertà. Sono dati che preoccupano molto ma che forse non sorprendono. Le statistiche precedenti alla pandemia avevano già descritto le difficoltà delle famiglie. Ben prima del covid-19, il virus della solitudine si era insinuato nelle pieghe della società italiana, indebolendola profondamente.
Questo tempo difficile ha mostrato però il valore della generosità e della solidarietà. In moltissimi hanno risposto all’appello di “Per Padova noi ci siamo”. Le tante realtà del volontariato di cui è ricco questo territorio hanno assicurato un presidio di umanità che si è sforzato di raggiungere chi è più solo e fragile. Con creatività e vivacità di iniziative, sono stati trovati modi nuovi per stare vicino ai più poveri. La crisi ci ha spinto a tirare fuori la parte migliore di noi.
Si sta aprendo una nuova fase, una fase che deve essere di ricostruzione. Abbiamo scoperto di trovarci tutti sulla stessa barca: è una metafora efficace, che richiede di essere ben intesa. Significa che nessuno può pensare di salvarsi da solo, di salvaguardare la propria piccola scialuppa: non usciremo da questa crisi se non insieme. Ma è necessario tutti remare nella stessa direzione: per questo occorre riflettere, con concretezza, su come vogliamo vivere insieme. Il mondo del volontariato è pronto a formulare proposte e idee, offrendo alla comunità civile la sua dimensione essenziale, ossia la capacità di “vedere” i poveri grazie all’incontro e la cura quotidiani, in maniera gratuita.
Ecco alcune priorità dell’agenda 2020.
Lo sforzo di assicurare un’accoglienza alle persone senza dimora a Padova, con l’esperienza importante di casa Arcella, può diventare un’opportunità imperdibile per comprendere i loro bisogni e per individuare percorsi di integrazione, oltre all’emergenza.
La risposta alla domanda di sostegno alimentare richiede un’azione di coordinamento tra le diverse realtà – alcuni passi importanti si sono già compiuti per iniziativa del settore dei servizi sociali del Comune – ma non si deve perdere di vista l’obiettivo della “prossimità responsabile” a cui tutti siamo chiamati: ad esempio, le relazioni che si sono create nella consegna delle spese in questo periodo sono una ricchezza da non disperdere.
La condizione degli anziani, le prime vittime del covid-19, impone di ripensare gli interventi a loro favore, sostenendo il loro desiderio di rimanere a casa propria, potenziando i servizi di cura sul territorio e inserendo gli anziani in reti di socialità più fitte.
Il coronavirus ha poi allargato le disuguaglianze educative: occorre salvaguardare il benessere dei bambini e l’inclusione scolastica, altrimenti la scuola non è più scuola – come diceva don Milani – ma “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
C’è poi l’esigenza di assicurare ora un sostegno ai caregiver, che hanno continuato a prendersi cura dei propri cari durante il lockdown, valorizzando anche le esperienze di prossimità.
Occorre infine reimparare a vivere insieme, a partire dagli spazi pubblici, compresi quelli all’aperto: le iniziative di riqualificazione urbana sono chiamate a raccogliere la sfida dell’inclusione di tutti, perché siano spazio di incontro, ad esempio tra generazioni diverse.
Non ritornerà tutto come prima: è anche un auspicio di cambiamento. È nella forza dei legami umani che ci si apre al futuro. Per questo, siamo convinti che serva partire dai poveri. Partendo dalla periferia si capisce di più il centro. A partire dai poveri possono maturare pensieri lunghi, una visione del domani.
Federica Bruni – Mirko Sossai, Coordinatori del Tavolo povertà