Il volontariato è buono in sé o vale la pena misurare il suo valore?

Secondo il professor Raffaele Miniaci – ordinario di Economia Politica, Università di Brescia e direttore dell’Osservatorio dell’Economia Sociale Bresciana e ospite del secondo webinar del ciclo “Il valore del volontariato” – la valutazione di impatto non fa altro che riconoscere valore a quello che si fa.

Fare valutazione significa prima di tutto autovalutarsi, esplicitando i propri obiettivi, stakeholder e azioni coerenti.

Valutare il valore del volontariato però non significa mercificarlo, ma può rappresentare una misurazione che permette l’attivazione di processi interni ed esterni all’organizzazione.

Su cosa si focalizza la valutazione di impatto di un’associazione? Il valore economico dell’attività ha un ruolo sotto due aspetti: valorizzare l’output (quello che facciamo) e valorizzare le risorse che utilizziamo nel fare quello che facciamo, quindi l’outcome.

Come si valuta questo impatto? Individuando la tipologia di beni e servizi che più sono simili a quelli erogati dall’organizzazione e vedendo qual è il prezzo di mercato che rispecchia, in qualche misura, il valore che la società associa a quel servizio erogato. Molti beni e servizi però non possono essere quantificabili e caratterizzabili in questo senso.

Si può fare una valutazione “costo/opportunità”, ovvero il guadagno a cui rinuncia il volontario e che avrebbe facendo la stessa attività sul mercato. Questo però sarebbe un calcolo fatto sul singolo volontario e non sulla mansione che svolge.

C’è poi il valore monetario degli outcome: come si fa? A livello individuale è la disponibilità a pagare per quel servizio, a livello collettivo la spesa pubblica compensativa.

Si possono inoltre valorizzazione le risorse impiegate calcolando le ore di lavoro dei volontari nelle organizzazioni e compararle con lo stipendio mediano di una persona che svolge la stessa mansione.

Il volontariato però ha un valore che è calcolabile attraverso il concetto di capitale umano: guadagno non solo per chi gode del servizio, ma per i volontari stessi che accumulano esperienze, allargano la propria rete di contatti, acquisiscono soft skills e in generale risultano più soddisfatti della propria vita. Il mercato ripaga queste caratteristiche perché, a parità di altre mansioni, chi fa volontariato guadagna in media il 3% in più. Importante per chi è in età lavorativa, per il rendimento sul mercato del lavoro e, dall’altra, è un vantaggio cognitivo per chi è uscito dal mercato del lavoro, poiché diminuisce il rischio di depressione.

Per approfondire ulteriormente rivedi il webinar:

Nei mesi di dicembre 2020 e gennaio 2021 si è svolto il ciclo di incontri online “Il valore del volontariato” promossi da Padova capitale europea del volontariato con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” dell’Università di Padova, grazie al contributo di Unicredit nell’ambito del percorso ImpresaèComunità.