L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), nata nel 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e che attualmente riunisce 270 tra le principali organizzazioni della società civile italiana, ha curato la pubblicazione del rapporto L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Presentato a Roma durante l’evento conclusivo del Festival dello sviluppo sostenibile, l’ampio dossier rivela che la pandemia fa male allo sviluppo sostenibile, in particolare al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) contenuti nell’Agenda 2030 dell’Onu.
Tale fenomeno è stato indicato già durante l’Assemblea Generale dell’Onu di settembre, che ha celebrato il quinto anniversario della firma dell’Agenda 2030.
In particolare la pandemia comporta passi indietro per molti dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile: segnano decrementi quelli riferiti alla lotta alla povertà e per il miglioramento dello stato di salute ed educazione, quelli sullo sviluppo del reddito e dell’occupazione, la riduzione delle disuguaglianze e la crescita della qualità della vita.
“La pandemia sta determinando un arretramento nel cammino verso l’attuazione dell’Agenda 2030. Il milione di morti, il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie, il blocco della didattica, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione, l’accresciuta violenza contro le donne durante i periodi di lock-down, le difficoltà finanziarie dei Paesi più poveri, sono solo alcuni dei fenomeni che stanno impattando negativamente sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs)”.
Al contempo si è potuto osservare un’accelerazione verso il cambio di paradigma che l’Agenda 2030 propone alla finanza e al mondo economico, supportati dalle sensibilità di parte della società civile: risparmiatori, organismi finanziari e fondi d’investimento si stanno orientando maggiormente verso la finanza sostenibile e responsabile. Parallelamente le imprese più innovative, anche in risposta alle mutate preferenze dei consumatori, adottano processi produttivi basati sull’economia circolare e lanciano prodotti a ridotto impatto ambientale. In alcune aree del mondo la politica sceglie la green economy e la transizione ecologica e digitale per il rilancio dell’economia e la creazione di nuova occupazione.
Anche l’Italia “sta sperimentando una crisi gravissima, la cui fine è di difficile individuazione a causa dell’incertezza nell’evoluzione della pandemia. Nonostante lo straordinario impegno finanziario profuso dallo Stato italiano, l’impatto sui redditi, l’occupazione e l’aumento delle disuguaglianze è senza precedenti” (Rapporto ASviS, maggio 2020).
Il rapporto ASviS di ottobre 2020 contiene gli aggiornamenti degli indicatori compositi relativi agli SDGs al 2019 e la stima delle tendenze per il 2020 che confermano che l’Italia non si trovava neanche prima della pandemia sulla strada dello sviluppo sostenibile. Infatti, tra il 2018 e il 2019 si osservano
“segni di miglioramento per quattro Obiettivi (povertà, condizione economica e occupazionale, economia circolare, istituzioni efficienti), una sostanziale stabilità per dieci (alimentazione, salute, istruzione, disuguaglianze, compresa quella di genere, sistemi igienico-sanitari, energia, cambiamento climatico, ecosistemi terrestri, partnership) e un peggioramento per due (innovazione e città).
Anche rispetto a 16 Target sui 21 che avrebbero dovuto essere raggiunti entro il 2020 e per i quali si dispone di indicatori statistici la situazione è tutt’altro che soddisfacente: solo in quattro casi, infatti, il nostro Paese appare in linea con i valori di riferimento”.
ASviS invita però a registrare un aspetto strategico positivo: nell’ultimo anno emerge in modo netto l’orientamento dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile. Già il programma politico della nuova Commissione, che assunse l’Agenda 2030 come riferimento di tutte le politiche europee,
“rappresentava una netta discontinuità rispetto al passato, ma l’aver mantenuto questo orientamento nei programmi di risposta alla crisi ha impresso un’accelerazione straordinaria al dibattito pubblico negli Stati membri sulla centralità della transizione ecologica, della transizione digitale e della lotta alle disuguaglianze”.
Infatti le Comunicazioni della Commissione sulle politiche economiche, sociali e ambientali sono tutte orientate alla sostenibilità, intesa anche come opportunità per l’Europa di assumere un forte ruolo nello scenario competitivo globale.
Per quanti riguarda il nostro paese, purtroppo il rapporto ASviS documenta che
“se fossero state introdotte le innovazioni organizzative e normative in linea con l’Agenda 2030 e le buone pratiche internazionali proposte dall’ASviS negli ultimi cinque anni, oggi l’Italia si troverebbe molto più preparata per cogliere l’opportunità del Next Generation EU, il programma europeo per la ripresa e la resilienza”.
Il Rapporto analizza poi l’azione del Governo nell’ultimo anno. Se la Legge di Bilancio per il 2020 è stata la più orientata allo sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi assunti in risposta alla pandemia sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità.
“Nei cinque Decreti-legge analizzati, 436 articoli (54%) sono orientati alla protezione, 158 (19%) alla promozione, 98 (12%) alla trasformazione, 73 (9%) alla preparazione, 43 (5%) alla prevenzione. In molti casi gli interventi avrebbero potuto essere disegnati con una visione più orientata a prevenire nuovi shock e a preparare un nuovo assetto più sostenibile, in linea con le scelte che sta facendo la parte più innovativa del mondo imprenditoriale e finanziario”.
L’ASviS già a maggio aveva indicato la transizione ecologica e digitale, la lotta alle disuguaglianze a partire da quella di genere, la semplificazione amministrativa, l’investimento in conoscenza, la difesa e il miglioramento del capitale naturale come priorità delle politiche di rilancio.
“Questa impostazione si ritrova pienamente negli obiettivi dell’iniziativa Next Generation EU e nelle linee guida che i Paesi devono seguire nella preparazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Esse richiedono quella coerenza delle politiche settoriali, indispensabile per conseguire uno sviluppo sostenibile, a partire dall’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile”.
In vista della preparazione del Piano italiano di ripresa e resilienza, il Rapporto ASviS illustra alcuni orientamenti da adottare:
“la costruzione di una seria Strategia di sviluppo sostenibile per fornire una visione solida e coerente dell’Italia al 2030; il rafforzamento delle strutture della Presidenza del Consiglio per assicurare il coordinamento delle azioni settoriali secondo l’Agenda 2030; il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali nel disegno e nell’attuazione delle politiche per conseguire gli SDGs; la predisposizione di un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, con un forte ruolo di coordinamento di un riformato Comitato interministeriale per le politiche urbane; l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) per allinearlo agli obiettivi europei e l’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici; la creazione, presso la Presidenza del Consiglio, di un Alto consiglio per le politiche di genere, per coinvolgere in modo continuativo la società nella programmazione e valutazione degli interventi in questo campo; il coinvolgimento dei Ministeri per inserire le azioni volte al raggiungimento degli SDGs nella programmazione operativa; l’inserimento nella Relazione illustrativa delle proposte di legge di una valutazione ex-ante dell’impatto atteso sui 17 SDGs, per assicurare la coerenza delle politiche pubbliche; la predisposizione di una Legge annuale sullo sviluppo sostenibile, per disporre di un veicolo normativo destinato a modifiche di carattere ordinamentale con un’ottica sistemica ispirata all’Agenda 2030”.
Non manca l’attenzione al ruolo che può avere il Terzo settore e la società civile in generale; infatti ASviS propone di
“istituire una piattaforma di consultazione permanente della società civile per la valutazione trasversale dell’impatto dei provvedimenti legislativi sull’Agenda 2030”.
L’impostazione degli ultimi due capitoli del rapporto tradisce un impostazione ottimistica che deriva dalla constatazione che la domanda
“a favore dello sviluppo sostenibile è forte come mai nel passato perché la crisi ha reso evidenti le profonde interazioni tra dimensioni ambientali, sociali, economiche e istituzionali del nostro mondo.
L’Unione europea ha chiaramente indicato la strada da percorrere e l’Italia può essere protagonista di questa trasformazione e così cogliere gli enormi vantaggi da essa derivanti. L’Italia del 2030 può essere molto migliore di quella che in cui vivevamo un anno fa. Visione, coraggio, innovazione, persistenza e partecipazione sono gli ingredienti indispensabili per realizzare un’Italia più sostenibile”.
*I virgolettati sono riferiti a dichiarazioni di Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Foto di copertina: Valentina Borgato