“L’epidemia noi l’abbiamo vissuta due volte, in Cina e qui in Italia”. 

Ad affermarlo è June Liu, presidente dell’associazione culturale Il filo di seta, la realtà – per intenderci – che organizza le celebrazioni per il capodanno cinese a Padova.
Cinquant’anni, da 20 vive in Italia e a Padova dal 2006. Solo negli ultimi anni ha iniziato a intessere relazioni con la comunità cinese “avevo io stessa dei preconcetti, mi sembravano molto chiusi. Poi ho capito, conoscendo le singole persone, che c’è una enorme ricchezza e la reazione che c’è stata con questa emergenza da parte di tutta la comunità è stata davvero commovente”. 

Se pensavamo di essere gli unici ad avere dei pregiudizi, la storia di June ci rassicura sul fatto che è inclinazione connaturata negli esseri umani e che l’antidoto è la relazione.
Non si finirebbe mai di ascoltare June. Voce pacata, accento orientale, trasmette tranquillità e forza. La stessa che ha dimostrato in questi mesi. “A gennaio, con l’esplosione dell’epidemia in Cina, ho iniziato a contattare vari cittadini di origine cinese da più anni in Italia e in poco tempo abbiamo costituito un comitato regionale che comprende circa 50 persone, tra cui imprenditori – molti dell’ingrosso Cina di Padova -, ristoratori e insegnanti come la direttrice della scuola italo-cinese”. 

L’obiettivo iniziale è stato quello di mantenere i contatti con la Cina per fornire supporto e in secondo luogo sostenere i cinesi in Italia, soprattutto per le situazioni di discriminazione note a tutti.
Con l’arrivo in Italia della pandemia il comitato era già costituito e quindi si è potuto attivare da subito per gli aiuti. “Un grosso lavoro è stato fatto per far arrivare il materiale necessario: mascherine, guanti e tute per gli ospedali. Abbiamo donato almeno 15.000 mascherine a diversi comuni della provincia e alla Protezione Civile, oltre che agli ospedali tramite l’Azienda 0. Sono poi arrivate tute, guanti, test rapidi”. 

A fianco della raccolta di materiali il comitato si è fatto promotore di una raccolta fondi che in pochi giorni ha raccolto 25.000 euro da 160 cittadini cinesi in Italia, soprattutto dal Veneto. “Una parte li abbiamo utilizzati per nuovi acquisti di materiali, una quota è stata donata alla Regione e una l’abbiamo destinata al progetto Per Padova noi ci siamo. E’ stata una risposta che non mi immaginavo” prosegue June “ed ha rappresentato la prima esperienza di coinvolgimento così forte della comunità cinese, con risvolti anche culturali e sociali”. Sulle motivazioni June non si
scompone “
siamo cittadini padovani, è nostro dovere fare la nostra parte”. 

Una attivazione significativa è arrivata anche dall’associazione islamica bengalese di Padova, con sede all’Arcella. L’associazione, ci spiega Alamin Ahmed, generalmente si occupa di garantire un servizio di aiuto alle famiglie della comunità più in difficoltà, organizza i momenti di preghiera e attività per i bambini.
“Con l’epidemia, come potevamo non aiutare? Abbiamo lanciato  una chiamata ai nostri concittadini – circa 3.000 persone a Padova – e molti hanno contribuito con una donazione.
Abbiamo raccolto poco meno di 3.000 euro e con un’ulteriore quota aggiunta dall’associazione tra i fondi a disposizione per le famiglie bengalesi abbiamo
effettuato una donazione a favore del progetto di CSV, Comune e Diocesi”.
Oltre a questo gesto, già molto significativo considerata la situazione economica della maggior parte delle famiglie a cui si rivolgono, Alamin ci spiega che molti hanno anche contribuito personalmente in Bangladesh, dove è arrivato il Covid19 e dove la situazione sanitaria è più complessa della nostra.

La solidarietà non è mancata nemmeno dalla comunità marocchina, attraverso una raccolta fondi destinata all’Ospedale ma non solo. I volontari dell’associazione marocchina padovana non si sono fermati nei tre mesi di emergenza e, compatibilmente con gli impegni lavorativi, sono stati a disposizione della città.
“Abbiamo espresso la nostra disponibilità al Sindaco già dai primi giorni di emergenza” ci dice il presidente Afritas Abdeslam “e così un gruppo di volontari, circa una decina tra cui il sottoscritto, si sono resi disponibili per il progetto Per Padova noi ci siamo consegnando le mascherine agli anziani soli”.

L’associazione ha poi organizzato in sicurezza la consegna mensile di pacchi alimentari alle famiglie bisognose della comunità marocchina, “sono circa 50 famiglie al mese. Per marzo e aprile abbiamo effettuato la consegna a domicilio e ora abbiamo ripreso la distribuzione nella nostra sede. Inoltre nel periodo del Ramadan abbiamo realizzato delle ceste alimentari per gli studenti e le persone più in difficoltà”. 

Tre testimonianze che esprimono come nell’emergenza la risposta sia arrivata dall’intera comunità.

Testimonianze raccolte da Anna Donegà.