La guida Ma che discorsi?! Per una cultura della Pace alternativa ai discorsi d’odio presentata durante Echi di Pace lo scorso 26 marzo, l’evento principale degli Stati generali della Pace e della Nonviolenza nel Veneto, è frutto del lavoro delle decine di organizzazioni che hanno partecipato al Tavolo Pace, Diritti Umani e Cooperazione Internazionale di Padova capitale europea del volontariato 2020.

La guida presenta iniziative concrete per costruire e diffondere la cultura della Pace a partire dalla comunicazione nonviolenta, dalla comunicazione basata sulla speranza e la gestione nonviolenta dei conflitti.

Al centro della prima parte della guida c’è l’analisi del discorso d‘odio, individuato come strumento di diffusione della cultura della discriminazione e dell’odio.

“In questa guida partiamo dalla piramide dell’odio, la cui base ci sono stereotipi e pregiudizi, per capire meglio cos’è la discriminazione, e cosa sono i discorsi d’odio, fino ad arrivare ai crimini d’odio, vertice della piramide”.

Il discorso d’odio viene analizzato nei vari contesti in cui si presenta nella società odierna, a partire dalla rete e dai social media, senza dimenticare i mass media, nei quali vengono spesso usate “parole pericolose” che discriminano o rafforzano gli stereotipi verso gruppi di persone.

Anche l’ambito istituzionale e della politica viene brevemente analizzato visto che il fenomeno della manipolazione, un mix di disinformazione, misinformazione e fake news risulta crescente e crea forte disorientamento nell’opinione pubblica. Preoccupa l’atteggiamento di irrilevanza verso la verità che cresce se a lanciare parole d’odio, razziste e omofobe, sono leader politici o istituzioni.

Nella parte centrale della guida sono presentate iniziative concrete per costruire e diffondere la cultura di pace, la comunicazione nonviolenta, la comunicazione basata sulla speranza e la gestione nonviolenta dei conflitti.

A ciascun capitolo vengono affiancate alcune schede (in totale sono otto) nelle quali si possono trovare esempi negativi o positivi, proposte di approfondimento per il mondo della scuola e dell’educazione, la proposta di cambiamento della narrazione, il manifesto della comunicazione non ostile, quello della comunicazione non violenta e le regole della comunicazione basata sulla speranza.

Sono tutte incentrate sulla promozione dell’educazione alla cittadinanza globale, sull’educazione ai diritti umani e alla pace, sull’importanza della pratica della gestione nonviolenta dei conflitti, ricordando il ruolo di giornalisti e dei mass media in tutto questo.

“La realizzabilità di ciascuna scheda può ispirare un senso di fiducia sul fatto che l’azione per la pace è possibile a vari livelli: dagli ambiti territorialmente circoscritti a quello nazionale, fino a raggiungere la dimensione internazionale”.

La terza ed ultima parte della guida presenta due schede: una sui premi Nobel per la pace assegnati a donne ed una sulle donne per la pace.

E’ un modo originale per esplicitare la relazione tra i diversi obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Ad esempio nell’Obiettivo 4, dedicato all’educazione di qualità, equa ed inclusiva, si fa esplicitamente riferimento ad “una cultura pacifica e non violenta” (target 4.7). L’Obiettivo 16, che parla di “società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile”, indica come prima azione la riduzione “ovunque e in maniera significativa tutte le forme di violenza”. L’Obiettivo 5 si propone inoltre di “raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze” ed esplicita che bisogna “garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica”.

“Ecco perché si è deciso di dedicare una parte del fascicolo alle donne premio Nobel per la pace, con approfondimenti su quelle persone che hanno assunto incarichi pubblici come Aung San Suu Kyi (Birmania/Myanmar) ed Ellen Eugenia Johnson Sirleaf (Liberia). Si è voluto ricordare una grande pacifista italiana come Maria Montessori, anche se non ha mai vinto il Nobel per la pace, pur essendo stata candidata più volte”.