Alessandro Melis – In quale paesaggio urbano vivere
L’architetto e professore Alessandro Melis, nel suo intervento, si è mosso tra diversi temi che nulla sembrano aver in comune con l’architettura. Il primo concetto affrontato è stato quello di diversità unito a quello di creatività:
“Sappiamo che la creatività nasce in un periodo preciso di trasformazione umana, è il risultato di una nuova forma di pensiero, ovvero il pensiero associativo che è diverso dal pensiero lineare e che nasce come risposta alle crisi ambientali”.
Il pensiero associativo dà vita anche alla creatività, all’arte che è “tutto ciò dove il soggetto si trasferisce nell’oggetto”. Gli architetti sono artisti e trasferiscono la loro soggettività anche nella visione della città:
“Oggi siamo di fronte alla più grande crisi ambientale affrontata dall’umanità, è soprattutto colpa nostra e io, in quanto architetto, me ne sento responsabile”.
Melis ha quindi riflettuto sulla situazione odierna e su quali sono le opzioni possibili per arginare la crisi ambientale attuale e futura, anche dal punto di vista architettonico:
“Qui dobbiamo farci una domanda: siamo sicuri che procederemo per aggiustamenti o dobbiamo ripensare radicalmente quello che abbiamo fatto fino ad oggi? E’ possibile, infatti, che dovremo ripensare l’architettura degli ultimi 4000 anni. Questo è il momento giusto per usare il pensiero associativo e pensare a processi che producano variabilità, anche in uno scenario che non è possibile prevedere”.
Nella riflessione del professor Melis, la soluzione sembra essere quella di includere il maggior numero di persone nei processi culturali tali da produrre visioni delle città che siano il risultato di questa diversità.
“Ora tutti siamo convinti che bisogna creare città più sostenibili, ma perché anziché pensare a come mitigare il nostro impatto, non pensiamo che noi siamo in grado di progettare edifici interamente ecologici? J. Gould ci dice che il problema non è cambiare le pedine nel gioco, ma le regole del gioco. Per questo dobbiamo pensare l’architettura come ecologia, non come artificio. Nel momento in cui abbiamo tre uragani l’anno, dobbiamo pensare che “casa” non può continuare ad essere quella che abbiamo in testa, ma un’altra. Questo concetto inglese di “exaptation” (affrontato da S.J. Gould) non significa semplicemente evolversi, ma cambiare funzione”.
Per pensare delle città che possano sopravvivere alla crisi climatica, e noi con loro, è necessario un cambio di rotta totale. Il professor Melis afferma che non possiamo continuare a pensare il mondo, l’architettura e il paesaggio come abbiamo sempre fatto, ma che sarà necessario coinvolgere più voci e visioni possibili.
“La diversità è lo strumento attraverso cui la società è in grado a rispondere delle necessità che non sono prevedibili oggi: l’unica soluzione è avere una società ridondante e variabile. Più riduciamo la diversità, meno la società sarà creativa”.
Partendo dal concetto di creatività e diversità, si è giunti alla conclusione che il paesaggio è frutto del pensiero e del significato di cui si carica e che, più voci verranno incluse nel pensiero di un paesaggio urbano, più questo sarà pronto ad affrontare le situazioni più disparate ed imprevedibili.