“Il futuro si fa presente con il progetto Social welfare district”. Con queste parole Mariapaola La Caria di P.R. Consulting, moderatrice dell’incontro “Una catena di valore attorno alla persona” ha descritto la portata del progetto che è stato presentato il 30 marzo scorso in diretta social: una progettualità di innovazione sociale per Padova, frutto del primo anno di lavoro tra Comune di Padova, CSV Padova e Rovigo e Human foundation con un finanziamento dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Funzione Pubblica a valere sul fondo innovazione sociale.
Il progetto Social welfare district, uno di 20 finanziati a livello nazionale, ha permesso di studiare un modello innovativo e replicabile che sviluppa un’alleanza solida tra pubblico e privato attorno all’idea di racchiudere in un’unica cornice tutte quelle proposte che rispondono ai bisogni del cittadino in termini di servizi alla persona.
Riportiamo di seguito la sintesi degli interventi dei sei ospiti. Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation – Ha introdotto l’incontro con una visione d’insieme nazionale ed europea:
“Human Foundation dal 2010 lavora all’idea di costruire progetti di impact economy attorno ad alcuni assi principali: innovazione del contenuto che punta ad un welfare sartoriale, costruzione di partnership tra pubblico, privato e privato sociale e sviluppo di un modello di intervento in cui l’erogazione della risorsa pubblica sia modulata sulla base del risultato.
Questo progetto padovano – che si incardina su questi principi – è una buona pratica che anticipa molti dei meccanismi che a livello nazionale il Governo sta cercando di adottare per il Recovery Fund e il fondo Next Generation EU. Il meccanismo è quello fondato sull’asse missione-obiettivi-valutazione d’impatto. Il modello fondato sulla generazione del valore, di produzione dei risultati e di erogazione delle risorse pubbliche è lo stesso modello che l’Europa sta adottando per la sua conversione nell’erogazione e rappresenta il nuovo disegno di politiche europee che sta permettendo all’Europa di uscire dalla stagione dell’austerity e che ci sta invitando ad adottare anche in altri ambiti.
Ci tengo a sottolineare che il fondo FIS – Fondo Innovazione Sociale della presidenza del Consiglio dei Ministri che ha permesso di dare gambe a questo progetto può, se ben interpretato, produrre quell’innovazione sociale che evoca la sua stessa definizione e questa esperienza di Padova è la dimostrazione concreta che questi progetti possono funzionare”.
Sergio Giordani, sindaco del Comune di Padova – Ha portato il focus sul capoluogo di provincia:
“Padova supera i 200.000 abitanti ma ha una struttura economica e sociale tipica delle grandi città, situazione che si riflette anche nei servizi sociali. A questo si affianca un forte radicamento di solidarietà.
Con il progetto Social welfare district che siamo orgogliosi di sottolineare essere uno dei 20 finanziati su oltre 100 presentati, abbiamo voluto dare un messaggio di responsabilità a tutti. Le risorse economiche sono preziose, non bisogna sprecarle, e ciò che viene eventualmente risparmiato deve essere reinvestito nella comunità per allargare la platea delle persone che possiamo aiutare. Come amministrazione pubblica dobbiamo inoltre verificare l’efficacia delle azioni che mettiamo in campo, piuttosto che concentrarci unicamente sulla realizzazione delle azioni.
L’innovazione è un elemento essenziale della nostra città, anche grazie alla collaborazione e al contributo di Università di Padova e Fondazione cassa di risparmio di Padova e Rovigo e siamo consapevoli che anche in ambito delle politiche sociali sia il momento giusto per portare uno sguardo volto all’innovazione”.
Marta Nalin, assessora al sociale del Comune di Padova – Ha introdotto il progetto con uno sguardo al terreno costruito in questi anni nell’ambito delle politiche sociali:
“Il 2020 non ci ha colti impreparati perchè abbiamo provato a costruire da subito le politiche sociali del nostro territorio attorno a quattro parole chiave: persona, costruzione della rete, valorizzazione del ruolo del pubblico, interdisciplinarietà. Uno dei primi progetti con cui abbiamo messo in pratica questi principi è nato nel 2018 ed è ‘Alleanze per la famiglia’ finanziato dalla Regione Veneto attraverso il quale abbiamo lavorato su tre direzioni: welfare e lavoro, diritti ed educazione, connessioni tra diversi settori del Comune.
A questo progetto se ne affiancano molti altri che, insieme, hanno permesso di costruire una rete forte nel rispetto del ruolo di ciascuno e con un forte senso di responsabilità che ci ha permesso di rispondere ai bisogni essenziali delle persone durante il lockdown, rete che sta proseguendo e che si evolverà con questo progetto.
Il pubblico ha il ruolo di guidare una rete di soggetti diversi attraverso la costruzione di una banca dati di risorse presenti, con delle linee di indirizzo sulle quali devono scorrere le azioni politiche e di solidarietà, e deve farlo attraverso il controllo e la verifica in ottica di valutazione d’impatto.
Questo progetto può essere pertanto un’occasione per fare un salto di qualità rispetto al rapporto che l’ente pubblico può avere con il cittadino, andando oltre il concetto del bisogno verso il concetto di desiderio, per fare in modo che siano i desideri a guidare l’azione politica in grado di far crescere la comunità territoriale in modo inclusivo”.
Niccolò Gennaro, direttore CSV Padova e Rovigo ha evidenziato il ruolo che può avere il Terzo Settore in questa progettualità:
“Il mondo della solidarietà si muove nel senso dell’innovazione e nella lettura dei bisogni e delle fragilità che esprimono i territori e le comunità. Ciò che è successo è che la pandemia sta mettendo in luce fragilità già presenti. Sono fragilità non solo economiche e sanitarie, ma anche dell’ambiente, del patrimonio culturale, sociali con particolare riferimento alle donne, ai minori, alle persone anziane unite.
In questo anno il Terzo settore si è saputo riadattare – attraverso una nostra ricerca abbiamo infatti potuto vedere che il 60% delle organizzazioni ha reinventato le proprie attività per i nuovi bisogni emersi con la pandemia e lo ha fatto in maniera collaborativa, infatti solo il 20% lo ha fatto in maniera solitaria.
Il Social welfare district è quindi anche un modo per capitalizzare gli sforzi messi in campo nel 2020 e lasciare nel territorio quanto sperimentato nel corso dell’anno da capitale europea del volontariato 2020 per rinforzare la solidarietà nella comunità. Attraverso questo progetto abbiamo l’opportunità di rinforzare i percorsi di coprogettazione e coprogrammazione che risultano necessari per uscire anche dalle difficoltà che il Terzo Settore ha vissuto negli ultimi 12 mesi. Il volontariato infatti ha fatto vedere che una comunità che vuole superare le difficoltà deve fare squadra in ottica di corresponsabilità”.
Nicola Cabria, direttore programmi Human Foundation – Ha presentato gli aspetti salienti del programma di Padova:
“E’ il prodotto di una lunga gestazione, nato nell’estate di 2 anni fa. Stiamo ora presentando la fine del primo step, ovvero lo studio di fattibilità. Abbiamo centrato tutto il progetto Social welfare district su un concetto: un welfare territoriale integrato in cui i vari soggetti fossero in grado attraverso una piattaforma fisica e digitale di far convergere le loro proposte di valore.
I due pilastri principali sono pertanto rappresentati da un lato digitale e da un lato “reale”. La componente digitale si svilupperà in una piattaforma integrata. A questa piattaforma che accoglierà il bacino di domanda/offerta e offrirà in maniera chiara i servizi a disposizione si affiancherà ad una componente reale, ovvero spazi già esistenti per dare un supporto ai cittadini nell’ottica delle relazioni di prossimità.
Il progetto si svilupperà su base triennale ed ha tutte le caratteristiche per essere replicabile in altri territori, sia a livello nazionale che scalabile a livello regionale. Di sicuro è una prima sperimentazione nazionale perché mette insieme l’ente pubblico, gli enti bilaterali, il volontariato, le imprese sociali, il welfare aziendale tutti uniti per dare risposta ai bisogni dei cittadini”.
Emanuele Alecci, presidente CSV Padova e Rovigo ha chiuso l’incontro innanzitutto ringraziando i partner e l’amministrazione comunale
“Se siamo arrivati a questo punto lo dobbiamo alla grande passione che l’assessora al sociale e la giunta ha messo in questa progettualità.
Ritengo che oggi nel lavoro sociale sia importante che si assuma come orientamento la gratuità e il radicamento. La gratuità è un modo di pensare diverso, non può essere solo un espediente strategico ma diviene una spinta nell’agire: è potere di rinuncia e capacità di concepire le relazioni in maniera diversa. Il radicamento è l’ascolto, il cogliere e l’essere accolti, la presa di coscienza dei problemi. E’ una tessitura quotidiana di relazioni che, intrecciata con la gratuità, diventa il fondamento di questa nuova prospettiva sartoriale, come l’ha definita la presidente Melandri.
Questo modello è una delle eredità principali e migliori che stiamo lasciando con Padova capitale europea del volontariato, un chiaro segnale che è giunto il momento per un cambio di passo collettivo”.
Il video promo del progetto è disponibile qui