Il Volontariato italiano risponde alle nuove povertà è il webinar organizzato da Cattolica Assicurazioni insieme al comitato organizzatore di Padova Capitale Europea del Volontariato.

Le riflessioni, svolte in diretta streaming mercoledì 28 aprile scorso all’interno del programma “Il capitale del volontariato” – evento conclusivo di Padova Capitale, hanno approfondito il ruolo del volontariato nel superare la crisi contemporanea nel quadro della cooperazione internazionale, delle politiche sociali europee e delle iniziative di solidarietà messe in atto dalla società civile italiana.

Con la moderazione di Carlo Peretti della Business Unit Enti Religiosi e Terzo Settore di Cattolica Assicurazioni, il programma ha visto succedersi gli interventi di Carlo Ferraresi, Amministratore Delegato di Cattolica Assicurazioni, Vincenzo Buonomo, Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense, Jessica Romeo, assistente alla Cattedra di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Diritto Civile della Pontificia Università Lateranense e Angela Frigo, Segretaria generale FEBA Banco Alimentare. Intervento finale di Emanuele Alecci, Presidente Padova capitale europea del volontariato 2020.

Nel messaggio iniziale Carlo Ferraresi ha ricordato le parole – quasi profetiche – di Sergio Mattarella pronunciate il 7 febbraio 2020 in occasione dell’inaugurazione dell’anno di Padova capitale quando, di fronte ad oltre 5.000 volontari, il Presidente della Repubblica aveva definito il volontariato “il miglior motore di sviluppo del paese”.

Con la crisi pandemica è emerso con chiarezza quanto, al di là del processo di digitalizzazione, dello smart working e delle nuove abitudini dettate dalla crisi, il volontariato rimanga una delle colonne portanti della nostra società, soprattutto nei momenti critici. Un mondo che è in radicale cambiamento e che per questo merita ancor più attenzione e dedizione. E’ stato oggetto recentemente di interventi normativi, prima fra tutti la riforma del III settore, che ne sta rinnovando e valorizzando i connotati.
Anche a livello europeo stanno crescendo forme nuove di sostegno e di opportunità per promuovere la solidarietà e la cooperazione, oltre i confini nazionali soprattutto per i giovani volontari.

Di tutto questo è bene essere informati e consapevoli. Con queste finalità nasce questa iniziativa.

Vincenzo Buonomo ha voluto esordire richiamano brevemente nel suo intervento il ruolo della cooperazione internazionale perché si colloca in uno scenario di rapporti tra interessi personali e desideri di governance dall’altra.

Un aspetto che va colto è l’idea stessa della cooperazione, cioè dei diversi presupposti che vi sono alla base. Emergere il delicato tema della parità laddove, per colmare disuguaglianze, tendiamo a creare un ruolo di sudditanza nel momento in cui si agisce in aiuto ed assistenza; mentre il volontariato nasce per motivi diversi, tra cui quello di eliminare le disuguaglianze.

Altro aspetto che è bene richiamare è quello dell’autonomia, cioè di quanto la cooperazione non può essere condizionata; questo lo si vede nell’attività del terzo settore grazie al quale emerge chiaramente una non-condizionalità nel trattare le diverse situazioni. Con il volontariato possiamo parlare di indipendenza nei presupposti, nella finalità e nella volontà di cooperare.

Dietro la cooperazione c’è soprattutto un obbligo di reciprocità che diventa quasi un corrispettivo: la relazione non si basa sul solo “dare”, ma nel farlo gratuitamente e reciprocamente. Due soggetti danno e ricevono, con strumenti diversi: è questa l’idea di una effettiva cooperazione.

Jessica Romeo è intervenuta per approfondire le risposte alla domanda su quali siano i fondi e i programmi europei per la politica di coesione ai quali può accedere un ente del terzo settore e con quali modalità.

Il terzo settore nell’ambito della cooperazione internazionale è un riferimento per la distribuzione delle risorse, grazie a soggetti privati che perseguono attività di interesse generale. È evidente come gli obiettivi e finalità del terzo settore emergano all’interno di quello che è il pilastro dei diritti sociali dell’Unione Europea. Quest’ultimo, infatti, punta all’eliminazione di ogni forma di disuguaglianza, come sancito dalla carta di Nizza. In tal senso, la nuova programmazione europea 2021-2027 fornisce un valido aiuto per i soggetti del terzo settore, perché favorisce le reti tra imprese e soggetti del terzo settore che promuovono inclusione sociale. D’altronde, i fondi europei sono strumenti finanziari il cui scopo è eliminare divari tra stati membri dell’UE in virtù del principio del trattato del funzionamento dell’Unione.

Ci sono programmi come Horizon, Europa Creativa, Europe for Citizens, Erasmus for Us. Come possono accedere a questi fondi? Serve una premessa: vanno distinti fondi a gestione diretta (erogati e gestiti da UE) da quelli indiretti (erogati da UE e gestiti da Stati destinatari). In quest’ultimo caso, attraverso gli accordi tra Stati ed esecutivo europeo, vi sono accordi per il co-finanziamento. Ecco perché nella domanda di partecipazione è necessario individuare voci di spesa, fortemente connesse ad esecuzione del progetto come costo personale e noleggio attrezzature.

Come può partecipare un soggetto? Serve essere aggiornati, perché abbiamo una frequenza di bandi annuale. Per un progetto servono 6-8 mesi. È fondamentale agire d’anticipo. Quindi è necessario predisporre il progetto prima che sia emesso il bando. Serve una ricca rete di partner ed è importante che il progetto sia chiaro e fornisca l’oggetto del progetto, mostrando come e con quali risorse ottenere quell’obiettivo. La dimensione del progetto dev’essere europea, deve essere innovativo, che sia economico (best for value) ed il migliore, ma non in generale, bensì per i requisiti e le risorse messe a disposizione.

Angela Frigo è segretaria generale di una organizzazione che rappresenta 430 banchi alimentari attive in 29 stati europei, che quotidianamente recuperano e restituiscono eccedenze alimentari che non hanno prezzo e diverrebbero rifiuto; invece vanno a persone in difficoltà, un’attività di solidarietà che si svolge in tutta l’Unione europea.

Tutto ciò ha contribuito allo sviluppo di un’economica circolare e ha gettato le basi di un sistema fondato sul dono: ciò che non ha più un prezzo sul mercato, ha un valore ed una finalità sociale: il cibo, un bene fondamentale per tutti.

Nel 2020 i banchi hanno recuperato 860 mila tonnellate di alimenti perfettamente commestibili, parte di queste derivano dal fondo europeo per indigenti. Sono stati redistribuiti a 479 mila associazioni caritatevoli, che hanno potuto utilizzare parte delle loro risorse economiche molto preziose per azioni di inclusione sociale.
Tutto a questo a sostegno di 12 milioni di persone svantaggiate in Europa, grazie all’impegno di 22 mila collaboratori, il 90% dei quali sono volontari.

Facendo un confronto con il 2019, nel 2020 abbiamo assistito ad un’impennata di bisogni e di donazioni. Sin da inizio pandemia in Europa i banchi hanno lavorato per garantire il recupero dell’eccedenza da filiera (nell’agricoltura, ristorazione e grande distribuzione) e garantito le consegne agli enti di solidarietà. I nostri banchi superato varie difficoltà, come l’aumento di richieste di aiuto di almeno il 30%, con picchi del 90% in alcuni Stati europei.

Abbiamo visto anche un aumento di costi imprevisti e diminuzione di risorse finanziarie, perché non è stato possibile organizzare attività di raccolta fondi. Però, abbiamo visto anche una risposta concreta: se molte organizzazioni si sono dovute fermare, i banchi hanno lavorato e garantito operatività, stretto accordi con enti pubblici e privati, coinvolto nuovi volontari e nuovi modelli operativi, diventando innovativi e creativi. C’è venuta in aiuto anche la digitalizzazione.

Le riflessioni finali sono di Emanuele Alecci, Presidente del comitato Padova Capitale europea del volontariato e del CSV di Padova Rovigo. Ha ricordato come il lavoro di cura della comunità nell’anno del lock down e della crisi economica sociale abbia intrecciato oltre 1800 nuovi giovani volontari che continuano la loro opera anche oggi che le attività scolastiche ed universitari sono riprese.

A 20 anni dalla scrittura della Carta dei valori del volontariato, durante Padova Capitale si è lavorato alla stesura condivisa de La Carta dei valori dell’azione volontaria, non per il bisogno di sostituire la prima, ma per riprendere quei valori, riscoprirli, trovando una modalità per farli risuonare. Tocca quattro temi: la giustizia, la carità, la fraternità e il rapporto intergenerazionale.

Da Padova questa nuova carta, elaborata grazie al lavoro di ascolto coordinato dalla Fondazione Zancan, può far nascere un dibattito europeo. C’è la possibilità che si apra una nuova stagione in cui il volontariato ingeneri un processo di ricucitura e ritessitura di una comunità che oggi è alquanto sfaldata. Questa è l’Europa che deve essere costruita, dove il territorio e la comunità sono al primo posto dei nostri pensieri.

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