Pubblichiamo un contributo di Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero – associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici e da gennnaio 2021 neo Presidente di DAFNE – Donors and Foundations Networks in Europe. Al fondo dell’articolo il Ted Talk “Il Terzo settore deve cambiare il mondo”.
Da qualche settimana rifletto su una metafora delle foreste che può essere interessante per qualche considerazione sul volontariato dopo Padova capitale europea.
Sono piemontese, amo immensamente le Alpi e le foreste alpine.
Per una bambina una foresta alpina, che muta perennemente durante le stagioni, è un regno fiabesco dove imparare ad ascoltare piccoli suoni, odorare la presenza di animali, percepire l’universo attorno a te e il tuo posto in esso.
Da adulta, ritornare in una foresta primigenia significa entrare in un’altra dimensione del tempo e imparare a rallentare, a relativizzare, a meditare e ritrovare serendipità, resilienza, determinazione, orizzonte di senso, percepire il tuo posto nel mondo e della differenza che vuoi fare.
Diversamente dalle pseudoforeste, omogenee piantate ovunque in sostituzione del disboscamento, una foresta primigenia è molto più di un insieme di alberi. La scienziata Suzanne Simard ha dedicato 30 anni della sua vita a dimostrare che sottoterra gli alberi, anche di specie diverse, sono connessi gli uni agli altri attraverso un sistema vivente complesso di enormi reti di funghi e filamenti che, a partire dalle radici, permettono loro di comunicare e cooperare. Simard ha scoperto che gli alberi, isolati e immobili in superficie, sono di fatto connessi attraverso un complesso sistema sotterraneo di sentieri biologici che permettono loro di scambiarsi acqua, carbonio, nutrienti, ormoni e segnali di pericolo: la rete micorrizica.
La rete micorrizica è un sistema vivente basato sulla negoziazione, il compromesso, la reciprocità, la collaborazione e la connessione. Più è densa, estesa e sviluppata la rete micorrizica, più la foresta è sana, resiliente e spettacolare. Dai tempi di Darwin uno dei principi cardine della biologia è che tutti gli individui lottano per spazio e risorse e che è proprio questa competizione a guidare l’evoluzione. In linea con questo paradigma dominante nella biologia – che corrisponde a quello di Thomas Malthus e Adam Smith in economia – gli alberi sono stati considerati per secoli come individui competitivi.
La perseveranza di Suzanne Simard, una pioniera derisa per decenni, ha cambiato il modo in cui concepiamo la natura delle foreste, ribaltando la prospettiva da un insieme di individui egoisti a sistemi viventi. L’emergente scienza dei sistemi complessi sta iniziando ad esplorare la potenzialità della rete micorrizica nel preservare il fragile ecosistema, la biodiversità e il clima del nostro pianeta. Ciò potrebbe portare ad un rovesciamento dei modelli estrattivi, alla base degli odierni sistemi di produzione e consumo, non solo per quanto riguarda l’industria del legname.
La pandemia con il suo carico di incertezza e perdita ci ha insegnato il profondo significato di Ubuntu “Io sono perché noi siamo”. Tutto è interconnesso: umanità e natura. La pandemia ha dimostrato come siamo connessi gli uni agli altri e come diventiamo vulnerabili quando quelle reti di connessione non esistono o sono deboli.
Guardare al significato del volontariato oggi per il nostro Paese alla luce del vissuto di Padova capitale europea attraverso la connettività sociale della rete micorrizica può essere utile per comprenderne più profondamente il valore e l’impatto, oltre agli indicatori meramente quantitativi.
Lungi dall’essere una fornitura di servizi o manodopera a costo zero, qual è il valore del volontariato oggi, di fronte a una società sempre più caratterizzata da diseguaglianze profonde, ma anche da un impoverimento del dibattito politico e crepe e fratture nei valori democratici?
Come una rete micorrizica, per natura (bio)diversa e organicamente complessa, in grado di abbracciare diversità e varietà di motivazioni e di alleanze inusuali per unire bolle sociali altrimenti sempre più autoreferenziali e solipsistiche e promuovere immaginazione sociale collettiva, il volontariato oggi è una delle forme più potenti di connettività del tessuto sociale, capace di trasformare una società in molto più della somma delle sue parti.
Il volontariato oggi è anche una delle forme più efficaci di cittadinanza attiva, capace di innescare dinamiche sociali proattive, creative, generative e promuovere una cultura della responsabilità di attivarsi, contribuire, partecipare – perché di fronte alle grandi sfide che abbiamo dinanzi limitarsi ad astenersi, a non prendere posizione, a non fare, diventa responsabilità grave.
E allora è necessario chiedersi quanto investono le politiche pubbliche nella promozione, diffusione, formazione del volontariato?
Ciascuno nel suo piccolo (o grande) può essere attivatore e attore di cambiamento e il volontariato è quel sistema vivente di connettività che consente a ciascuno attraverso un’educazione permanente all’empatia, alla capacità di mettersi nei panni degli altri e di vivere l’ubuntu, di contribuire a creare immaginazione sociale e promuovere cambiamento sociale. Padova nel 2020 ci ha dimostrato il valore di quando una città intera di trasforma attraverso lo spirito del volontariato. Ora è responsabilità collettiva, individuale e sociale, non disperdere questa fondamentale lezione ed estenderla all’intero Paese.
Carola Carazzone
Segretario Generale di Assifero – associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici
Presidente di DAFNE – Donors and Foundations Networks in Europe
TED TALK: Il terzo settore deve cambiare il mondo (e due motivi per i quali non è, ancora, riuscito).
Ubuntu è una filosofia africana che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone.
È un’espressione in lingua bantu che si basa sulla empatia, la compassione e il rispetto dell’altro: “Umuntu ngumuntu ngabantu” “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo“. L’ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace e di armonia anche con la natura.