La pandemia, nella sua spietatezza, ha colpito indistintamente, distribuendo lutti dolorosi a prescindere da religione, ceto sociale, età. Al contempo, però, le conseguenze economiche di questa sono state sopportate da segmenti della popolazione che già negli ultimi anni avevano mostrato difficoltà (giovani, immigrati, donne) e da quelle categorie che si sono trovate a perdere un raggiunto equilibrio a causa dell’improvviso cambiamento della situazione economica. La pandemia ha acuito alcune differenze sociali ed economiche e ha reso evidente, soprattutto, la difficoltà di assorbire ampie fasce della comunità entro il modello di sviluppo di cui continua invece a godere la più fortunata, se pur in diminuzione, fascia della popolazione.

In questo contesto, il mondo del volontariato ha contribuito in modo determinante a dare supporto alle fasce più esposte della popolazione: a Padova, come del resto in tutta Italia, migliaia di persone si sono mobilitate per dare il proprio contributo volontario in prima linea, facendosi carico delle esigenze primarie di moltissime persone. Al contempo, però, le realtà del volontariato sono state colpite pesantemente: le conseguenze della pandemia hanno non solo imposto di rinunciare a progetti o interventi programmati, ma hanno anche rallentato la capacità delle realtà del volontariato di progettare il loro futuro.

L’impatto è stato particolarmente devastante per il mondo del volontariato culturale: questo sia per ragioni intrinseche – l’ambito culturale è stato tra quelli che ha subito e sofferto maggiormente il divieto di attività in presenza – che per la risposta approntata dalle istituzioni, che in quest’ambito è sembrata a molti poco tempestiva o addirittura insufficiente. A queste ragioni, si aggiungono fattori che hanno reso più difficile la situazione di alcune realtà di volontariato culturale, in particolare: le piccole dimensioni delle stesse, che ha reso difficile convogliare i (pochi) fondi in modo capillare ed assorbire le perdite e i mancati guadagni; la diffusa sovrapposizione di professionismo e volontariato, elemento di fondamentale arricchimento in tempi normali, che ha però privato di colpo molti volontari di ogni entrata alternativa.

La sospensione delle attività di volontariato culturale ha avuto un impatto devastante sia sui volontari che sui fruitori di quelle attività. Molte realtà di volontariato rischiano di non essere in grado di far ripartire le proprie iniziative, dopo questa interruzione forzata. Allo stesso tempo, però, anche i membri della comunità sono stati privati delle occasioni di fruire di esperienze culturali che erano garantite dall’attività capillare, sul territorio, delle moltissime associazioni e realtà di volontariato: in un periodo di smarrimento individuale e collettivo, l’arte, la cultura e la formazione possono rappresentare una risorsa preziosa per affrontare le difficoltà poste da solitudine e incertezza per il futuro.

Tutto questo si è naturalmente ripercosso sui lavori del Tavolo cultura e istruzione di Padova capitale europea del volontariato 2020. Nelle nostre intenzioni, condivise dai tanti soggetti che hanno partecipato ai lavori del tavolo, si era intesa la cultura come inclusione, come capacità di tenere assieme in una narrazione e in una prospettiva comune le diverse voci che compongono la nostra comunità cittadina. A distanza di mesi – che sembrano anni – dall’inizio dei lavori del tavolo la cultura, più che un fattore di inclusione, sembra essa stessa a rischio di marginalizzazione. Il mondo del volontariato culturale si è trasformato da medico a degente.

In poche settimane, non appena compresa la portata degli eventi, abbiamo deciso di modificare priorità e obiettivi dell’azione del Tavolo: la partecipazione delle moltissime realtà che avevano iniziato a collaborare era divenuta difficile, o meglio impossibile, per via delle restrizioni agli incontri; i progetti che avevano iniziato a delinearsi quale prodotto della co-progettazione del Tavolo erano bloccati, a causa del divieto di assembramenti; molte delle realtà che avevano vissuto e partecipato ai lavori del Tavolo si trovavano in difficoltà economiche ed esistenziali.

Per questo abbiamo deciso, con i fondi destinati al Tavolo cultura e istruzione, di sostenere immediatamente le realtà associative e i soggetti che operano nel volontariato culturale. Il Tavolo, quest’estate, ha aperto due bandi per finanziare progetti proposti da realtà del volontariato culturale. Si è trattata di una parziale deroga ai principi della collaborazione e della progettazione collaborata, che volevamo informassero i lavori del nostro gruppo. Ma, a nostro avviso, in questo difficile 2020 c’era bisogno del riconoscimento della centralità del volontariato culturale nella costruzione della comunità che verrà, oltre che un piccolo sostegno materiale alle attività dei soggetti. La cultura non è un bene fungibile, e tutte le esperienze culturali perse in questi mesi di pandemia da milioni di persone, a Padova e nel mondo, non potranno davvero essere recuperate.

Nella predisposizione e realizzazione di questi bandi, una particolare attenzione è stata rivolta ad alcune categorie di realtà che operano nel mondo del volontariato culturale e che a nostro avviso rischiavano più di altre di subire contraccolpi definitivi da questa crisi: giovani e donne. Anche nel mondo del volontariato culturale, infatti, queste sono state le categorie maggiormente colpite, per la maggiore difficoltà di reperire forme di reddito in un periodo di crisi come questo.

Uno dei due è stato realizzato completamente mentre l’altro solo per metà, a causa delle nuove restrizioni entrate in vigore in autunno. Il Tavolo aveva programmato una giornata di restituzione e di incontro, che si sarebbe svolta negli spazi della Fornace Carotta il giorno 7 Novembre e in cui avremmo dovuto discutere, tra l’altro, del rapporto tra cultura e volontariato con una serie di ospiti di rilevanza locale e nazionale: anche questa iniziativa è stata purtroppo annullata.

Il prolungarsi delle restrizioni legate alla pandemia in corso ha reso la condizione dei soggetti che operano nel mondo della cultura sempre più complicata, sia economicamente che psicologicamente. In questo contesto, il rapporto tra volontariato e professionismo è stato oggetto di una vivace discussione pubblica negli ultimi mesi, assieme alle giuste rivendicazioni salariali e di tutela avanzata dai professionisti del mondo della cultura e dello spettacolo.

In questo momento drammatico per chiunque operi nel mondo della cultura le tensioni sono naturali e le incomprensioni non devono spaventare, ma anzi spingere a riaffermare i principi e i valori che ci accomunano, a ridisegnare l’orizzonte entro cui ciascuno – con la sua storia e le sue peculiarità – può contribuire al miglioramento della comunità e alla costruzione di quella che verrà.

Noi crediamo che le due grida di aiuto che sentiamo provenire dal mondo della cultura – l’appello per il sostegno alle tante realtà di volontariato, che svolgono un’attività capillare a favore in particolare delle fasce più svantaggiate, e quello per i diritti dei professionisti – non solo non siano incompatibili, ma siano addirittura complementari. Quello che ci ha insegnato questa pandemia è che al centro di ogni intervento di promozione del volontariato dovrebbe esserci il diritto di ciascuno di poter fare volontariato, nei modi e nelle forme che preferisce: rimuovere gli ostacoli per l’accesso al volontariato è necessario perché il volontariato non deve essere un privilegio, ma parte di un percorso di educazione e partecipazione civica rivolto a chiunque. Tutelare la libertà di ciascuno di donare il proprio tempo per fare cultura significa però anche tutelare i diritti di chi in quell’ambito professionalmente vi lavora: il volontariato non può e non deve essere l’unica forma in cui professionisti specializzati possono svolgere la propria attività, ma una scelta consapevole di dono e responsabilità.

Crediamo che questa crisi abbia manifestato la necessità di procedere a una verifica dei rapporti reciproci tra i mondi del volontariato, del professionismo e delle Istituzioni pubbliche che sostengono o si avvalgono del lavoro sia dei volontari, sia dei professionisti ridefinendo i confini, gli obiettivi e le modalità di lavoro di questi soggetti.

Il mondo del volontariato culturale ha di fronte sfide enormi: rendere la parcellizzazione che lo contraddistingue un valore, invece che un limite; preservare al suo interno la pluralità di voci che lo compongono – tutelando in particolare quelle fasce di soggetti volontari più esposte a variazioni di reddito; instaurare un rapporto mutualmente positivo tra volontariato e mondo del professionismo, in cui ciascuno possa arricchirsi dal contatto con l’altro.

Ci sia augura comunque che non appena questo difficile momento per le nostre vite e per le nostre attività avrà termine, sia possibile riprendere anche i progetti originari e, soprattutto, la capacità di lavorare assieme, approfondire la conoscenza e le potenzialità di tutte le associazioni che hanno partecipato ai lavori del tavolo per ottimizzare risorse, competenze ed energie, al fine di migliorare la qualità della vita della nostra Comunità, a partire dalle fasce più deboli e svantaggiate.

Mirella Cisotto e Alvise Schiavon (Coordinatori del Tavolo Cultura e Istruzione di Padova Capitale Europea del Volontariato)