Ripensare un mondo nuovo, non più basato sui mercati, le burocrazie, gli apparati, ma sulla partecipazione dei cittadini a modelli di sviluppo e convivenza.

E’ questo l’obiettivo di Rimettere al mondo il mondo, l’incontro organizzato dall’associazione Luciano Tavazza in collaborazione con il Csv di Padova, che si svolgerà in diretta su Facebook il prossimo 30 aprile dalle ore 14 alle 16,30.

Ad animare il workshop saranno Domenico De Simone, presidente dell’associazione Luciano Tavazza, Niccolò Lipari, emerito di istituzioni di Diritto Privato all’ Università La Sapienza Roma, Ugo Morelli, professore di Scienze cognitive applicate alla vivibilità Università Federico II Napoli e Renato Frisanco sociologo e ricercatore nel campo delle politiche sociali, volontariato e terzo settore.

“C’è in atto un rinnovamento del mondo del volontariato che riguarda i suoi scopi, ma anche la dimensione territoriale: esso deve essere sempre più una risorsa di comunità e dare il proprio contributo anche travalicando l’azione specialistica e l’orticello di competenza – sottolinea Frisanco -. La pandemia ha insegnato al volontariato a lavorare in rete, a mettersi a disposizione, a coinvolgere sempre più i giovani, dobbiamo continuare in questo cammino”.

Proprio nel corso di questi mesi di emergenza sanitaria le associazioni di volontariato hanno spesso supplito alle carenze del settore pubblico, diventando spesso risorsa essenziale per l’aiuto dei più fragili. “Questo periodo ha imposto dei cambiamenti nel modo di essere cittadini e solidali – continua il sociologo -. In questo contesto il volontariato è una testimonianza al fare. Dobbiamo aiutare i cittadini a passare dalla gratuità del doveroso, e cioè ‘mi ritaglio spazi di tempo per aiutare gli altri’, alla doverosità del gratuito, ‘lo faccio con spirito di gratuità’. Ecco il primo cambiamento del volontariato deve essere quello di aiutare la società a diventare più civile”.

Per Frisanco la sfida del futuro è anche quella di ritrovare lo spirito delle origini: “il volontariato oggi è chiamato a fare la sua parte, ma può farlo se ritrova la sua identità e la sua autonomia, minacciate dall’interno e dall’esterno negli ultimi 20 anni. Bisogna uscire da logiche di ingresso nel mercato sociale dei servizi o in concorrenza con altre realtà del terzo settore – spiega . Noi vorremmo per il futuro che si riprenda il concetto della legge 266 di ‘opera a esclusivo fine di solidarietà’. In questo senso il volontariato può rappresentare meglio i bisogni dei cittadini e intervenire dove c’è bisogno. E facendo questo svolge la migliore delle funzioni di advocacy che le appartiene”.

 

Fonte @Redattore Sociale

 

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