Presìdi di ascolto e raccolta bisogni, tamponi a domicilio ai cittadini anziani che non possono uscire, uno sportello digitale per anziani e studenti, spazio per la didattica a distanza per ragazze e ragazzi, trasporto e disponibilità per piccoli lavori di casa.
Sono queste solo alcune delle proposte concrete che le associazioni, le consulte di quartiere e le parrocchie hanno espresso nei 6 incontri serali che si sono svolti dal 16 al 23 novembre per poter ripartire con il progetto “Per Padova noi ci siamo, ancora”.

Comune, CSV Padova e Diocesi-Caritas hanno sperimentato una volta in più che quando la comunità ha bisogno, la città risponde. Come afferma don Luca Facco

“Il tessuto padovano è ricco di associazioni, parrocchie, comitati di base, ma anche di servizi ed istituzioni che fanno della territorialità un tratto distintivo: significa che sono radicati, conoscono la comunità locale e da questa ne sono attraversati ed arricchiti”

e ancora Francesca Benciolini, assessora al Decentramento

“Se c’è una cosa che ci hanno insegnato le settimane primaverili in casa, è l’importanza del vicinato, della rete di quartiere: abbiamo imparato a scoprire ciò che c’è nei 200 metri nel raggio di casa, abbiamo colto mancanze e scoperto occasioni”.

Per questo il progetto ora punta all’attivazione di vicinato. E le modalità innovative con le quali è stata presentata la nuova fase per l’aiuto delle persone più fragili non hanno spaventato organizzazioni e cittadini che hanno aderito in breve tempo in maniera importante

Clicca qui per il modulo di adesione per le associazioni e parrocchie che non l’avessero ancora fatto.

Più di 200 persone, in rappresentanza di altrettante realtà, si sono messe in gioco negli incontri serali di co-progettazione e partecipazione. Il frutto di questo impegno è una nuova modalità di risposta dei bisogni basata sulla capacità dei rioni di autoorganizzarsi e mobilitarsi. Partendo dal condividere alcune “paure”, legate soprattutto al flusso organizzativo (dalla rilevazione del bisogno all’attivazione del servizio), le realtà che hanno risposto all’appello hanno fatto emergere le aspettative del lavorare insieme, quali: rendere partecipi i giovani, potenziare le connessioni di rete, ravvivare il quartiere, promuovere la cultura della gentilezza, essere parte di una esperienza di comunità, superare le chiusure, fare la propria parte.

Per Emanuele Alecci, Presidente del CSV di Padova

“In questa nuova fase il nostro sarà un ruolo di coordinamento e supervisione per permettere alle organizzazioni territoriali di operare al meglio e sarà ancora una volta un progetto pilota in Italia perché le risposte verranno dal basso, anche grazie ai cittadini: già più di 150 gli aspiranti volontari di comunità pronti per dare una mano”.

Clicca qui per il modulo per aspiranti volontari di comunità.